L’Ethniki torna a splendere

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Con la vittoria per 2-0 nell’ultima partita contro il Kosovo i galanolefki festeggiano, per la prima volta dalle qualificazioni ai Mondiali del 2013, quattro vittorie consecutive in partite ufficiali. L’ultima volta che la Grecia festeggiò quattro vittorie consecutive in partite ufficiali risale per l’appunto a nove anni fa, in occasione delle qualificazioni ai Mondiali, quando staccò il biglietto per la fase finale dell’evento in Brasile.

Quattro partite, quattro vittorie, zero goal subiti: uno a zero contro l’Irlanda del Nord a Belfast, di nuovo uno a zero contro il Kosovo, tre a zero contro Cipro e, dulcis in fundo, due a zero contro il Kosovo a Pristina. In tutte le partite disputate finora, l’Ethnikì ha quasi sempre avuto il pallino del gioco attraverso il possesso palla, creando più occasioni dell’avversario ed avendo perciò un valore xGoals (Expected Goals) più alto: ad eccezione della prima partita contro l’Irlanda del Nord, in tutte le altre ha avuto un numero maggiore di tiri in porta rispetto alle altre squadre. Quella che negli anni scorsi appariva come una nazionale composta da singoli slegati l’uno dall’altro, ora appare più compatta. È ovviamente presto per dire che questa Nazionale sia diventata una squadra, ma allo stesso tempo non è troppo presto per concludere che questa squadra ha imparato a vincere, e soprattutto ha dimostrato di imparare a pretendere da sé stessa e di non accontentarsi. Questa differenza di approccio indica certamente una maggiore maturità, una maggiore concentrazione e dedizione all’obiettivo. Adesso bisognerà continuare a lavorare su questa scia in modo da arrivare preparati alla Lega B, con avversari tecnicamente più attrezzati, in un ambiente – quello dei tifosi e degli addetti ai lavori – che è tornato a sorridere dopo anni bui e che è pronto a sostenere ancor più caldamente la squadra. A dimostrazione del risveglio di interesse per la Nazionale, l’EPO ha diramato un comunicato ufficiale attraverso il quale ringrazia i tifosi che hanno riempito lo stadio Panthessalikò, a Volos, dove sono state disputate le partite contro Cipro e Kosovo:

Il completamento delle prime quattro partite della Nazionale Maschile nel 2° girone della Lega C della UEFA Nations League è stato coronato da un successo assoluto, in quanto i biancoblu hanno ottenuto quattro vittorie e si sono assicurati matematicamente la promozione nella categoria successiva, anche se sono rimaste altre due partite nel girone.

Le due partite casalinghe della Grecia si sono svolte allo Stadio Panthessalikò di Volos e la Federcalcio ellenica sente il bisogno di esprimere un caloroso ringraziamento e molte congratulazioni a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita organizzazione e conduzione delle due partite e sono stati al fianco della delegazione greca durante il suo soggiorno nella capitale della Magnesia.

Il risultato di tutto quanto sopra è stato il supporto senza precedenti alla Nazionale durante le sue partite, un dato che si è riflesso nella vendita totale dei biglietti per le partite che sono stati 12.418 nella partita contro Cipro e 15.367 nella partita contro il Kosovo, mentre il gli incassi totali di due partite sono stati di 197.000 euro.

Il grande lavoro della squadra, che appare essere più rodata rispetto alla precedente gestione guidata da van ‘t Schip, è stato orchestrato egregiamente dal nuovo tecnico uruguagio, Gustavo Poyet, il cui lavoro non può passare inosservato. Prima di approdare (per la seconda volta) in Grecia, il commissario tecnico era reduce dall’esperienza sulla panchina del Club Deportivo Universidad Católica, squadra che milita nella prima divisione cilena e con cui, nei primi mesi del 2020, aveva iniziato la stagione alla grande ottenendo buoni risultati salvo poi concludere l’avventura cilena nel peggiore dei modi, terminando la stagione a metà classifica e inimicandosi sia tifosi che giocatori. Un punto a suo favore è sicuramente quello di avere perlomeno già una conoscenza basica del calcio greco: nel 2015 venne ingaggiato come allenatore dell’AEK per sostituire Traianos Dellas, esonerato dopo una catastrofica sconfitta per 4-0 per mano dei rivali dell’Olympiakos. In ventotto partite riuscì a vincerne diciotto, ma ciò non fu sufficiente per guadagnarsi la riconferma da parte dell’amministrazione dei kitrinomavroi, la quale si indispettì a causa delle dichiarazioni dell’uruguagio che rivelò alla stampa la sua intenzione di lasciare il club alla fine della stagione, senza aver prima informato la dirigenza. Nella conferenza stampa organizzata nel febbraio 2022, subito dopo la firma del contratto con l’Ethniki, Poyet ha ribadito il ruolo centrale della Nazionale, definita come la squadra più importante del paese, la quale dispone di giocatori di ottime qualità. Inoltre, aveva anche annunciato pubblicamente che l’obiettivo a breve termine sarebbe stato quello di ottenere il primo posto nel girone della Nations League. Detto, fatto. Uno dei meriti che finora va attribuito a Gustavo Poyet è quello di star provando ad imprimere una nuova mentalità nei calciatori. Infatti, l’impressione collettiva è che le dichiarazioni del tecnico sudamericano siano state realmente traslate nello spogliatoio e successivamente sul campo: ad esempio nella partita contro il Kosovo, al 70’ il risultato era ancora inchiodato sullo zero a zero, sufficiente per garantirsi il primo posto ed ottenere l’accesso alle fasi qualificatorie per Euro 2024; chiunque abbia seguito anche solo un minimo l’Ethniki nell’ultimo periodo sa che, in circostanze simili, negli anni precedenti si sarebbe optato per un arroccamento in difesa piuttosto che provare a creare azioni offensive, cercando di congelare la partita e portare il punto a casa. Tuttavia, Poyet ha continuato a chiedere ai suoi di attaccare, ottenendo alla fine una vittoria che risulta essere tutto tranne che superflua.

Zero goal subiti in quattro partite giocate: è questo uno degli aspetti più evidenti che emerge da questo primo filone di incontri della UEFA Nations League 2022/2023. Parlando di difesa, i lettori più assidui del nostro sito ricorderanno sicuramente la vicenda che tre anni fa balzò agli onori della cronaca, cioè quella dell’allontanamento da parte di Papastathopoulos e Manolas dalla Nazionale. Più precisamente, l’ultima presenza in nazionale di Papastathopoulos e Manolas – che contano rispettivamente novanta e quarantadue presenze con l’Ethniki – risale all’8 settembre 2019, in occasione del pareggio per 1-1 contro il Liechtenstein, risultato che portò all’esonero dell’allora CT Angelos Anastasiadis e, per l’appunto, anche all’addio dei due centrali di difesa. Negli ultimi tre anni, uno dei maggiori motivi di discussione attorno al tema della nazionale è stata proprio l’assenza dei due difensori sopracitati i quali, più di tutti all’interno della rosa, vantano una carriera internazionale degna di nota e rappresenta(va)no le colonne portanti del Piratiko. Come già ve ne avevamo parlato al tempo, la decisione dei due calciatori di abbandonare la nazionale arrivò in un momento difficile per la nazionale greca, con il morale a terra dopo una serie di risultati deludenti. Quando l’attuale allenatore della nazionale, l’uruguagio Gustavo Poyet, si è insediato sulla panchina nel febbraio di quest’anno, ha prontamente dichiarato che da parte dell’EPO non era prevista alcun tipo di punizione nei confronti dei due difensori “disertori” e che, inoltre, “la porta è aperta per tutti, per chiunque abbia passione e qualità per la nazionale”; insomma, parole molto chiare che potrebbero indicare un segnale di riavvicinamento tra le parti. Al giorno d’oggi, grazie alle quattro vittorie di fila senza subire alcun goal ottenute dalla Nazionale, che le hanno già assicurato il primo posto del girone, ma anche a causa dell’ambiente generale più tranquillo, la questione di Papastathopoulos e Manolas sembra essersi ridimensionata. Inoltre, la nuova coppia difensiva, composta da Konstantinos Mavropanos e Pantelis Chatzidiakos, sembra aver trovato la giusta alchimia che possa garantire stabilità alle retrovie della Grecia.

L’entusiasmo per il nuovo corso della Nazionale è tangibile, tanto che i vertici della Federazione greca si sarebbero già accordati con i giocatori della Nazionale per un bonus dopo essersi assicurati il ​​primo posto nel girone di Nations League. Le quattro vittorie di fila, la qualificazione e il salto di categoria hanno portato nelle casse della Federcalcio circa 2 milioni di €: la metà di questa cifra andrà divisa tra i calciatori e lo staff tecnico, per decisione del presidente dell’EPO Takis Baltakos, secondo quanto riporta Live Sport. Il nuovo presidente della Federazione ha fatto della Nazionale la sua priorità e nel confronto che ha avuto con i giocatori dopo la fine dell’incontro con il Kosovo, ha sottolineato ai dirigenti che sarà sempre al loro fianco e ha chiesto loro di comunicargli eventuali problemi. Oltre che con lo spogliatoio – sempre dopo la partita con il Kosovo – Baltakos ha espresso tutta la sua soddisfazione anche con la stampa:

Siamo così felici che non ho parole. I ragazzi hanno fatto tutto bene e ora devono festeggiare. Ci siamo qualificati dopo 4 partite invece di 6, non abbiamo subito gol. Piena soddisfazione. I ragazzi sono una famiglia. Hanno gridato il nome di Limnios (infortunato al ginocchio, ndr) dopo la vittoria. Gliel’hanno dedicato. Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo successo.

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La meravigliosa storia del Museo del Platanias raccontata dal suo giovane fondatore

«Primo anno del Platanias in Super League nel 2012. Avevo 14 anni e ho amato questa squadra come nessun’altra. Pensa che prima ero un tifosissimo dell’Olympiakos: lascio alle spalle i vari Rivaldo, Galletti, Djordjevic e Nikopolidis per concentrarmi su una squadra che aveva appena cominciato la sua avventura nella massima serie».

Queste le prime parole di Giorgos Sapsakis, 23enne di Elafonissi (Chania, Creta), che ha voluto mettere in pratica un’idea fantastica: collezionare quanto più materiale possibile per conservare la memoria del Platanias nelle sei stagioni di fila in Super League – dal 2012-2013 al 2017-2018 – e non solo, come vedremo. Nonostante la squadra biancorossa attualmente si trovi in Gamma Ethnikì, la Serie D greca, Sapsakis continua nel suo prezioso operato, insieme all’aiuto del padre Alekos.

Α partire da una maglia che, a suo modo, ha fatto la storia: «La mia prima divisa è stata quella di Vasco Faísca (ex Vicenza e Padova tra le altre, ndr) dalla partita in cui aveva segnato il gol fantasma di testa che aveva permesso al Platanias di battere per 2-1 l’Aris nel 2014».

«A quei tempi andavo solo a prendere la maglietta dai giocatori, senza un progetto dietro. Gradualmente, accumulando materiale mi sono chiesto cosa avrei potuto fare. Così ho pensato di organizzare qualcosa di strutturato, ossia il Museo del Platanias, a partire dalla stagione 2012-2013. La stessa società mi ha regalato una maglia personalizzata durante l’ultima stagione in Super League (2017-2018, ndr) ed eravamo in ottimi rapporti».

Cosa possiamo trovare nella tua collezione all’interno del Museo?

«Ho circa 320 maglie del Platanias, praticamente tutte quelle dal 2011-2012, la stagione della promozione in Super League, fino ad oggi. Adesso ho l’hobby di raccogliere le maglie dei giocatori che sono passati dal Platanias. I più generosi con me sono Giannis Zaradoukas e Thomas Nazlidis, attuale team manager dell’Aris, perché ho praticamente tutte le maglie della loro carriera. Un altro giocatore molto gentile è Kostas Mendrinos, con cui sono ancora in contatto. In totale, dal 2012 al 2015 avevo 28 maglie, nel 2016 circa 190 e ad oggi quasi 400 match worn. Infatti, non ho solo divise del Platanias, ma anche di tutte le squadre di Super League, di Samaris del Benfica e alcune della Nazionale, tra cui una di Karagounis di un’amichevole prima di Euro 2004».

Ovviamente non avrai solamente maglie…

«Αnche palloni, fasce da capitano, calzettoni e biglietti come quello della finale di Champions League tra Liverpool e Tottenham. Il 90% del materiale però è strettamente legato al Platanias. Il Museo è il primo dedicato ad una squadra greca che è stato fondato da una persona che non fa parte della società. Ηο visto che anche un altro ragazzo sta per organizzare qualcosa di simile per il Larissa e gli auguro buona fortuna».

In questo momento qual è il tuo obiettivo per il Museo?

«Completare la collezione del Platanias, raccogliendo tutto quello che è disponibile. Mi ha contattato quasi casualmente un portiere degli anni Ottanta-Novanta del Platanias e mi ha dato palloni, maglie, borsoni e scarpini da calcio di quegli anni. La stessa persona mi ha dato anche il pallone della finale di Coppa provinciale del 1990 tra Chania e Platanias, firmata dai capitani delle due squadre: per me è un reperto di grandissimo valore».

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere un’avventura come la tua?

«Bisogna munirsi di tanta pazienza e soprattutto si deve amare quello che si sta facendo. Senza la pazienza, il tempo e la voglia non si riuscirà mai ad organizzare questo. Ho così tanta voglia che se qualcuno mi dice che ha una maglia per il Museo a 500 km da me, partirei subito senza aspettare cinque giorni per la consegna. Non penso affatto all’aspetto economico perché è indescrivibile la mia felicità quando la gente viene a visitare il museo».

Come te la cavi con le poste, visto che ti trovi in un paesino su un’isola come Creta?

«E se ti dicessi che le poste greche funzionano perfettamente? Che le poste greche siano benedette (ride, ndr). Un paio di anni fa un giocatore presente nell’anno della promozione e nella prima stagione in Super League, Igor Mirčeta, mi ha mandato dalla Norvegia la maglia del 2011-2012. Ho una maglia della stagione 1979-1980 e una dal campionato 1990-1991, quando il Platanias militava nei dilettanti. Ovviamente sono presenti anche tre o quattro maglie di Giorgos Giakoumakis (attualmente capocannoniere in Eredivisie, ndr)».

Qual è stata la maglia più difficile che hai trovato per il tuo Museo?

«Cercavo da tempo una maglia della Nazionale greca, a parte quella di Karagounis che non me l’ha mandata lo stesso giocatore. Mando un messaggio su Instagram a Fanis Gekas, spiegandogli cosa fosse il Museo, confessandogli che sarei stato onorato di avere una sua maglia. E lui mi risponde “certamente”, però me l’hanno detto in tanti… Un paio di giorni dopo, però, Fanis mi manda la foto della maglia e vedo sorprendentemente che ha la patch di Euro 2008. Quando l’ho ricevuta è come se avessi avuto la maglia di Messi. Per me Gekas è molto importante per il calcio greco: terzo marcatore della storia della Nazionale (con 24 reti, ndr) e capocannoniere della Bundesliga col Bochum. Da lì in poi ho ricevuto la maglia della Nazionale di Anatolakis da un’amichevole contro la Croazia (marzo 1999, ndr) e un’altra senza nome di un’altra amichevole di una decina di anni fa. Pochi giorni fa mi ha scritto Giannis Zaradoukas dicendomi che mi avrebbe spedito la sua maglia del debutto da titolare in Nazionale contro Israele del 2011».

Gekas in posa con la maglia e la dedica per il Museo del Platanias.

«Un’altra maglia difficile, che è arrivata in condizioni migliori di quanto mi aspettassi, è stata quella del capitano dell’Apoel Nicosia Giorgos Merkis da una partita di Europa League. Visto che ho di tutto del campionato greco e soprattutto del Platanias, attualmente cerco una maglia della Champions League…».

Merkis dell’Apoel e Zaradoukas della Nazionale: altre due aggiunte per il Museo.

Ci puoi raccontare un aneddoto curioso su uno dei cimeli del tuo Museo?

Il giovane Sapsakis con Vlachodimos

«Viene Panagiotis Vlachodimos (ala classe ’91, fratello del portiere Odysseas, ndr) in prestito dall’Olympiakos per la seconda parte della stagione 2013-2014 e noi tifosi lo accogliamo in aeroporto. Appena lo vedo gli dico: “Panagiotis, prenderò la tua maglia, ricordatelo”. La sua risposta è stata: “Non sono nemmeno arrivato e tu mi parli già di maglie?”. Comunque Vlachodimos segna una tripletta (la prima della sua carriera, ndr) nel 7-0 contro il Kalloni e appena finisce la partita vado da lui, che mi dice: “Ah, allora non ti sei dimenticato!”. Ricordo che aveva segnato anche altre reti che ci hanno permesso di raggiungere la salvezza in quel campionato».

Giorgos Sapsakis insieme al padre Alekos, con cui ha fondato il Museo

I contatti del Museo del Platanias

Lockdown permettendo, potete visitare il Museo nel paesino di Kefàli, comune di Innachòri, a circa 60 km da Chania. Se volete fare una tappa turistica da sogno, si trova a 30 km da Elafonissi, una delle più belle spiagge d’Europa. L’ingresso è gratuito.

Su Facebook potete trovarlo come Μουσείο Πλατανιά (it. Museo del Platanias), dove si presenta con due belle mantinàdes, versi in rima baciata tipici di Creta, legati al Museo e al Platanias. Su Instagram, invece, è presente come @platanias_museum. In entrambi i social ci sono le foto dei nuovi arrivi e dei pezzi pregiati, quindi vi consigliamo di seguirli. Da buon museo è anche presente su Tripadvisor.

Se siete interessati ad arricchire la collezione del Museo del Platanias, potete contattare il fondatore Giorgos Sapsakis su Instagram.

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Il piatto Giakoumakis raccontato dalla proprietaria del ristorante che lo ha inventato

Le 20 reti (con due poker e una tripletta) nelle prime 19 giornate in Eredivisie hanno portato Giorgos Giakoumakis ad essere nel giro di pochi mesi l’idolo del VVV-Venlo. Il ristorante greco Kreta, situato proprio nella città limburghese, nella mattinata di ieri ha pubblicato sui propri social un nuovo piatto (gyros e bifteki con insalata, tzatziki, riso e patate a 15€) battezzandolo proprio col nome Giakoumakis. Abbiamo intervistato Elena Tsatsou, proprietaria dell’attività, che in queste ore ha avuto un notevole risalto dal punto di vista mediatico, con l’iniziativa citata da numerosi siti greci e anche dal De Telegraaf.

«Sapevo dell’esistenza di un calciatore greco qui a Venlo. Alcuni clienti mi mandavano dei messaggi su Facebook dicendo quanto fosse forte e proponendomi di dare il nome di Giakoumakis a un piatto. All’inizio non ho dato così tanta importanza, poi me lo chiedeva sempre più gente e mi sono detta: “Non sarebbe una brutta idea, così vengono più persone a guardare la pagina per la nostra offerta”. Così ieri mattina ho pubblicato il piatto speciale sulla pagina del nostro ristorante». Ed è stato un successone, con quasi 200 reazioni, 90 commenti e 45 condivisioni solo su Facebook.

Questa chicca è arrivata anche alle orecchie dello stesso Giorgos Giakoumakis: «Sempre ieri gli abbiamo scritto su Instagram, parlandogli del piatto e dicendogli che eravamo fieri di lui. Ci ha risposto ringraziandoci e promettendoci di passare a trovarci nei prossimi giorni: ora non saprei se è stato solo gentile o se effettivamente verrà qui» ci dice Elena, che rivela anche un altro retroscena: «Un nostro cliente olandese, tifoso pazzo di Giakoumakis, voleva regalare al giocatore un poster, chiedendo anche a noi di contribuire. Noi gli abbiamo offerto una cena per due nel nostro ristorante, ma sfortunatamente è arrivato il lockdown (nei Paesi Bassi i ristoranti sono chiusi al pubblico dallo scorso 15 ottobre, ndr) e non ha fatto in tempo».

«Solo nella giornata di ieri, dopo il nostro post, abbiamo avuto tantissimi ordini nel nostro ristorante. – prosegue Elena Tsatsou – Questo ci aiuta sia economicamente che dal punto di vista dell’immagine. Addirittura gli olandesi ci mandavano messaggi con gli articoli greci su di noi. Sinceramente non me l’aspettavo tutto questo clamore, lo volevo fare solo per strappare qualche risata ma si è rivelato un grande successo».

Il ristorante Kreta collabora con il servizio online di ordinazione e consegna pasti InVenlo, il quale andrà dalla società del VVV «affinché Giakoumakis possa venire da noi a ritirare il piatto dedicato a lui. Oppure potrebbe, con la sua bicicletta, portare come fattorino il suo piatto ad un tifoso».

Quindi l’interessante operazione marketing sul giocatore greco potrebbe non finire qui.
E la scorsa settimana è approdato al VVV-Venlo, in prestito dall’Ascoli, anche l’ex Panathinaikos Christos Donis: chissà se anche lui verrà adorato dai tifosi gialloneri…

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Lo strano caso della Nazionale femminile

In tutto il mondo il movimento calcistico femminile sta crescendo sempre di più, arrivando al professionismo e ad un’attenzione sempre maggiore di anno in anno. E in Grecia? Il calcio femminile è praticamente immobile.

Lo denuncia Natalia Chatzigiannidou, la 41enne capitana della Nazionale, in cui milita dal lontano 1997, in un’intervista a Kouti tis Pandoras:

Un progresso in Grecia? Non esiste. Sono nel mondo del calcio dai miei 11 anni, quindi da circa tre decenni. Non è cambiato nulla. Penso che il calcio femminile esista perché la Federazione è obbligata ad averlo. Non è cambiato nulla. Nel periodo dei Giochi Olimpici di Atene era un po’ diverso, abbiamo fatto una preparazione di 2-3 anni con tante amichevoli e abbiamo avuto la percezione che qualcosa sarebbe cambiato, ma solamente per un attimo. Poi si è spento tutto. Ora giochiamo solo in gare ufficiali. Non facciamo un amichevole da circa due anni. Ci raduniamo due giorni prima delle partite ufficiali: se giochiamo venerdì, ci troviamo mercoledì per un allenamento in Grecia e un altro nel paese che ci ospita e infine giochiamo. Questo succede in Nazionale.

Dopo il lockdown primaverile, il campionato di Alpha Ethniki femminile (massima divisione greca, ndr) non è mai ripreso e solo le giocatrici che militano all’estero hanno minuti nelle gambe. Tra le convocate per la partita contro la Germania di oggi ci sono: Panagiota Chatzicharistou gioca nel Lokomotiv Plovdiv (Bulgaria), Tatiana Georgiou nel Cesena (Serie B italiana), Athanasia Moraitou nell’University of South Alabama (Stati Uniti), Theoni Zerba nell’University of Louisiana Monroe (Stati Uniti), Εleni Markou nell’SGS Essen (Germania) e Veatriki Sarri nello Sheffield United Women (Inghilterra). Senza contare la bomber Despoina “Deppy” Chatzinikolaou che milita nel Napoli in Serie A, ai box per un problema al ginocchio.

Abbiamo citato la sfida contro la Germania di oggi che si giocherà ad Ingolstadt ed è valevole per l’ultima giornata di qualificazioni per l’Europeo del 2022 in Inghilterra. Il regolamento prevede che le prime dei gironi siano qualificate alla fase finale, mentre le seconde si giocheranno uno spareggio. La Grecia è al quarto posto nel proprio raggruppamento e non ha più speranze di qualificarsi: tuttavia, la Nazionale ellenica si presenterà alla sfida con le tedesche, superpotenza europea, senza aver fatto un allenamento, come sottolinea Chatzigiannidou:

In questa partita andremo senza partite nelle gambe. La Federcalcio greca non sembra interessata e non ha mosso un dito per i nostri allenamenti in vista di questa partita ufficiale: ognuna di noi si allena individualmente dove e se trova un posto. Non lo so come mai.

Penso che l’EPO (la Federcalcio, ndr) debba voler alzare il livello del calcio femminile in Grecia, perché sappiamo che la UEFA abbia dato molta enfasi al miglioramento delle condizioni in questo settore. Forse deve costringere le grandi società a creare delle squadre femminili con scuole calcio, cominciando proprio dalle basi. Però tutto questo deve cominciare dalla Federazione, che dovrebbe trattare il movimento femminile come quello maschile.

Il calcio femminile greco è un movimento dilettantistico e questo si rende evidente in due casi: la ripartenza del campionato e le partite contro altre Nazionali. Su questi argomenti si è concentrata capitan Chatzigiannidou:

Non sappiamo quando ripartiremo e non abbiamo nemmeno alcuna voce in capitolo. Forse è un nostro errore che in tutti questi anni non abbiamo fatto alcuna mossa per provare ad avere una voce. Non ci sta aggiornando nessuno. Ho saputo che c’è stata una riunione con Avgenakis (viceministro dello Sport, ndr) per la ripartenza dei campionati inferiori alla Super League 1, ma non si è mai parlato della nostra Alpha Ethniki, che è un campionato nazionale con le giocatrici che vengono convocate per la Grecia.

La differenza con le altre Nazionali è enorme. Provate a pensarci: è come vedere una squadra di un campionato provinciale contro una di Super League 1. Nel futuro aiuterà il fatto di avere tante giocatrici all’estero che avranno quindi l’opportunità di allenarsi e di essere professioniste.

Riassumendo, lo Stato e la Federcalcio si stanno dimenticando del calcio femminile. Triste, ma vero.

(La partita Germania-Grecia verrà trasmessa sul canale YouTube di novasports.gr in diretta dalle 16, ora italiana.)

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Perché è così importante la Nations League per la Grecia?

Era da parecchio tempo che la Grecia non si giocava una partita importante. L’ultima era nel novembre del 2017, negli spareggi per i Mondiali in Russia. Allora, la Nazionale di Michael Skibbe affrontò la forte Croazia, che sarebbe arrivata qualche mese dopo in finale contro la Francia. Nel giro di tre anni sono cambiati i commissari tecnici e, soprattutto, i giocatori: da quella spedizione contro i croati sono rimasti i soli Zeca, Bakasetas, Tzavellas, Fortounis e Pelkas.

Stasera, alle ore 20.45 a Rizoupoli, la Grecia di John van ‘t Schip affronterà un’altra squadra dell’ex Jugoslavia, la Slovenia, per il primato nel Gruppo 3 della Lega C di Nations League.

Una competizione spesso snobbata, che ha attirato molte critiche, ma da cui la nostra Nazionale potrebbe trarre molti vantaggi.

La situazione attuale

Trovandoci all’ultima giornata la Galanolefki deve solo vincere stasera. E non sarà un’impresa facile dato che troverà davanti a sé uno dei migliori portieri al mondo come Jan Oblak (in dubbio per un problema alla spalla) e un Josip Iličić che sta ritrovando la forma dopo lo stop legato a problemi personali. Allo stadio Stožice di Lubiana, lo scorso 3 settembre, Slovenia-Grecia finì con un soporifero 0-0. Due mesi e mezzo dopo si ritrovano ad occupare i primi due posti, con la Slovenia che ha vinto le quattro partite contro Kosovo e Moldova, mentre la Grecia ha pareggiato in casa con i kosovari e quindi è costretta a rincorrere.

In caso di vittoria della Grecia cosa succede?

  1. Promozione in Lega B di Nations League. Certo, avversari più difficili da affrontare ma la Nazionale deve crescere e questa sarà la palestra migliore.
  2. Ranking migliore per la FIFA. Attenzione, perché in questo momento la Grecia, come nazionale, è al 31° posto della classifica europea, che è il primo per la quarta fascia nei sorteggi delle qualificazioni per i Mondiali di Qatar 2022 del prossimo 7 dicembre: la Finlandia, avendo battuto la Francia in amichevole, ha sorpassato la Grecia nel ranking. Quindi sarebbe meglio vincere e sperare che la Finlandia non vinca per strappare l’ultimo slot per la terza fascia.

Nations League e Mondiali 2022: qual è il rapporto tra le due competizioni?

Eccoci arrivati alla domanda che ci avete posto in molti e riguarda la Grecia da vicino.

La UEFA Nations League consegna due pass per i playoff dei Mondiali di Qatar 2022. Nei dieci gironi di qualificazione ai Mondiali, le prime classificate sono qualificate direttamente mentre le seconde vanno ai playoff.

Le dieci seconde con le due nazionali dalla Nations League formano dodici squadre totali: tramite un sorteggio, verranno divise in tre gruppi da quattro che si giocheranno delle final four per decretare gli ultimi tre biglietti europei per il Qatar.

Come vengono assegnati i due pass dalla Nations League per i playoff dei Mondiali?

Questi vanno ai due vincitori dei gironi di Nations League che avranno concluso i propri gironi di qualificazione mondiale al di sotto dei primi due posti. Ed è molto probabile che la Grecia non arrivi né prima né seconda nel proprio girone, dato che affronterà avversari di livello superiore.

Se la Grecia arriva prima nel girone di Nations League, come può andare ai playoff per i Mondiali?

Dovrà essere una delle due squadre al primo posto di Nations League che ha il punteggio migliore. In caso di vittoria andrebbe a 14 punti e quindi sarebbe la Nazionale con più punti della Lega C.

Nella Nations League ci sono 14 gironi, quindi altrettante capolista. I biglietti per i playoff dei Mondiali andranno a due delle capolista che non sono riuscite a raggiungere i primi due posti delle qualificazioni a Qatar 2022. Priorità ovviamente alle capolista della Lega A e poi a scendere fino alla Lega D.

Vi siete confusi? Ecco un esempio

La Grecia stasera batte la Slovenia e conquista il primo posto del Gruppo 3 di Lega C di Nations League. Si tratta della squadra che ha il miglior ranking di partenza di tutte le squadre della Lega C e della Lega D.

Le capolista della Lega A sono: Francia, Spagna, Italia (o Paesi Bassi/Polonia) e Belgio (o Danimarca).
Le capolista della Lega B sono: Austria (o Norvegia), Scozia (o Repubblica Ceca), Russia (o Ungheria/Turchia) e Galles (o Finlandia).

Le quattro primatiste nella Lega A è molto probabile che arrivino nei primi due posti delle qualificazioni mondiali. Almeno tre delle quattro capolista della Lega B devono terminare nei primi due posti alle qualificazioni, liberando così uno o due pass per la Lega C. E ciò non è così impossibile.

Visto il declino che ha avuto la Nazionale greca, questa competizione può essere una miniera d’oro per i colori ellenici. Speriamo che sia bastata la lezione della scorsa Nations League, con la Grecia che sarebbe potuta andare ai playoff di Euro 2020 anche da seconda nel girone, fallendo un altro obiettivo. L’Ungheria, arrivata un punto sopra la Grecia, è riuscita a qualificarsi per l’Europeo grazie allo spareggio vinto in maniera rocambolesca contro l’Islanda lo scorso giovedì.

Quindi stasera la vittoria è fondamentale, così la Grecia avrà almeno la speranza di una seconda opportunità per partecipare ai Mondiali di Qatar nel 2022.

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ESCLUSIVA ICG: Il giornalista Nikos Stratis sulla Super League 1, la Nazionale e… Tsimikas!

Ιn questo periodo senza partite, abbiamo sentito il giornalista greco Nikos Stratis, per anni inviato del canale televisivo Tileasti (poi ART TV) per cui ha seguito numerose finali di Champions League, e attualmente articolista per il sito Kingsport.gr. Abbiamo toccato diversi temi, spaziando dall’attualità fino all’analisi della regular season del campionato greco.

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Nikos Stratis con Javier Zanetti.

La Grecia ha gestito bene il fronte calcistico durante questa emergenza sanitaria? 

La sospensione dei campionati è stata imposta e gli enti organizzatori hanno fatto la cosa più logica. Il governo greco ha lanciato il messaggio di fermarsi sotto quasi tutti i punti di vista, qualcosa che ha condizionato anche il calcio. La gestione del tema del Covid-19 dipende da chi sta a capo del Paese e il mondo del calcio non aveva altra scelta.

In questo periodo è inevitabile parlare dell’affare Olympiakos-Atromitos del febbraio del 2015, che è rimbalzato anche in Italia (noi l’abbiamo spiegato qui). Visto che segui da vicino l’Olympiakos, qual è la tua posizione su questo tema?

Penso che in questo caso sia stato fatto tanto rumore, se non per il nulla, ma per un argomento di importanza secondaria. Anche se verrà dimostrato che la dirigenza dell’Atromitos avesse influenzato dietro le quinte il proprio allenatore Ricardo Sá Pinto per preservare alcuni giocatori nella trasferta con l’Olympiakos in modo da averli freschi nelle partite seguenti in cui avrebbe avuto maggiori possibilità di vincere, si tratta di un argomento all’interno della squadra di Peristeri e non parliamo di un match “truccato” o di un risultato concordato.

«ΙL CASO OLYMPIAKOS-ATROMITOS È DI IMPORTANZA SECONDARIA»

Sicuramente, a livello teorico, l’Atromitos avrebbe avuto maggiori possibilità di strappare qualcosa di meglio al Karaiskakis, però è un diritto di ogni squadra di gestirsi in base al programma e non alla malafede di chi guarda. Faccio un esempio: il regolamento prevede che nel caso in cui un giocatore venga ammonito più volte, le squadre scelgano quando non farlo giocare per squalifica e quindi non è scontato che non giochi nella partita successiva. Comunque il caso secondo l’Olympiakos è stato già giudicato dalla UEFA, mentre secondo il PAOK è ancora in sospeso. Non penso che questo porterà a qualcosa di concreto, sinceramente…

Un’opinione sull’altro argomento caldo del calcio greco, la multiproprietà tra PAOK e Xanthi?

Se gli organi competenti hanno deciso che entrambe le società debbano essere punite, cosa posso aggiungere io dal punto di vista legale? Le commissioni competenti sono quelle che esaminano il caso, noi non possiamo giudicare perché non disponiamo di tutti i dati possibili. E se questa storia andasse fino al TAS di Losanna dovremo solamente aspettare, perché non sappiamo nemmeno se accetterà l’improvvisa decisione del governo dello scorso gennaio (penalizzazione e non retrocessione in caso di multiproprietà, che avevamo spiegato qui, ndr).

«ΝΟΝ VORREI CHE IL PAOK RETROCEDA, NÈ CHE VENGA PENALIZZATO»

Lasciando da parte l’aspetto giuridico, dal punto di vista puramente calcistico preferisco che le partite e i campionati si decidano sul campo. Personalmente non vorrei che il PAOK retroceda, né che venga penalizzato. Avremmo visto dei playoff molto interessanti – se non fosse apparso questo virus – se il PAOK fosse stato a -7 dall’Olympiakos. Infatti, il Dikefalos avrebbe affrontato proprio la squadra del Pireo al Toumba subito alla prima giornata! I regolamenti, tuttavia, sono sempre fatti per essere rispettati e devono essere applicati, volenti o nolenti.

Ti chiediamo un bilancio di queste 26 partite di regular season in Super League 1 tra la rivalità Olympiakos-PAOK e le dirette inseguitrici.

L’Olympiakos già dall’inizio ha dimostrato di essere la squadra più costante e giustamente vincerà questo campionato. Qualcuno potrebbe dire che anche in un frangente della scorsa stagione abbia fatto meglio del PAOK, ma le è mancata l’efficienza. Di conseguenza, la vittoria del Dikefalos tou Vorrà dello scorso campionato è stata indubbiamente giusta.

«L’OLYMPIAKOS HA LA ROSA PIÙ COMPLETA, MERITA IL CAMPIONATO»

E dico lo stesso anche per questa stagione. Ha la rosa più completa, anche senza lo sfortunatissimo Fortounis, senza il quale è riuscita a qualificarsi nei gironi di Champions League dopo tre preliminari! Con il (capocannoniere) El-Arabi ha risolto il grande problema in attacco che aveva nella scorsa stagione, Valbuena (miglior assistman del campionato) e Podence (fino al trasferimento al Wolverhampton a gennaio) hanno alzato il tasso qualitativo, Guilherme, Camara e Bouchalakis in mediana, Semedo in difesa che ha un ottimo passaggio per essere un centrale difensivo, ecc. Tutto questo è verificato dall’ottimo percorso in Europa e dalla vittoria contro l’Arsenal a Londra. Grandissimi meriti vanno a Pedro Martins, che con la giusta fiducia della società ha costruito un organico molto equilibrato nell’ultimo biennio, conquistandosi il rinnovo del contratto fino al 2022 (notizia arrivata venerdì, ndr).

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Foto da Olympiakos 1-1 PAOK del 1° dicembre 2019.

«ΤRE FATTORI NEGATIVI NEL PAOK: LA DIFESA, IL CAMBIO TECNICO E LA SFORTUNA»

Invece il PAOK è peggiorato rispetto alla scorsa stagione. Principalmente per due motivi: la difesa e il cambio dell’allenatore. L’insuperabile tandem Crespo-Varela e i migliori terzini del 2018-2019 Vieirinha e Matos, ciascuno per motivi diversi, stanno giocando al di sotto dei propri standard. Gli ottimi Mišić e Swiderski non sono bastati e l’Olympiakos è… sparito dai radar. Parlando della panchina, penso che Abel Ferreira sia un buon allenatore, però non dimentichiamoci che è arrivato dopo l’improvviso “divorzio” con Lucescu. I bianconeri hanno avuto anche sfortuna, che può essere il terzo fattore negativo di questa stagione. Ad agosto, nel percorso dei campioni dei preliminari di Champions, ha beccato l’Ajax, contro cui ha giocato benissimo, con Biseswar autore di ottime prestazioni. L’Olympiakos invece ha evitato il Porto – eliminato dal Krasnodar – e il PSV Eindhoven, che ha affrontato il Viktoria Plzen. Il fatto di non essersi qualificato ai gironi di Champions è stato uno svantaggio sul piano economico rispetto all’Olympiakos, poiché a causa del Financial Fair Play non ha potuto rafforzarsi per essere più competitivo. Le abilità e la qualità non mancano al Dikefalos, però in questa stagione non le abbiamo viste in campo perdendo l’ottima alchimia per i suddetti motivi.

«NON RIUSCIAMO A GODERCI IL CAMPIONATO PER I VELENI ATTORNO A OLYMPIAKOS E PAOK!»

È un grande peccato che negli ultimi anni abbiamo due squadre di alto livello, come Olympiakos e PAOK, non riuscendo a goderci un campionato entusiasmante a causa dei veleni attorno alla rivalità tra le due squadre. I mezzi di comunicazione si concentrano maggiormente sulle notizie fuori dal campo, i tribunali e i retroscena, rispetto al calcio giocato. Questo è davvero molto triste…

L’AEK ha perso molto tempo prima di fare la mossa giusta e portare in panchina Massimo Carrera. Il tecnico italiano, totalmente coerente con la sua nazionalità, ha dato ai gialloneri una grande solidità difensiva e con l’arrivo di Araujo in inverno, i gialloneri pensano di poter centrare qualcosa di meglio in questa stagione. Non parlo della vittoria del campionato, però con i problemi del PAOK il secondo posto può essere un obiettivo concreto.

La mia opinione sul lavoro di Giorgos Donis e il Panathinaikos è molto positiva. Giocatori come Chatzigiovanis, Donis, Dioudis penso che meritino un’occasione in Nazionale, di cui fa già parte Kourbelis, e hanno mostrato ottimi segnali anche Insúa, che difficilmente rimarrà, Johansson, Schenkeveld e Perea. Complessivamente, anche a causa della mancanza di esperienza, il Trifylli difficilmente può ambire a qualcosa di meglio.

Un commento anche sull’Aris: può sembrare una squadra “da una stagione”, però quello che ha fatto vedere è un ottimo biglietto da visita. Non so cosa possa combinare e quello che vedremo nel futuro. Gli auguro di continuare con questo tentativo, però con il blocco dei trasferimenti con cui è stato punito dalla FIFA (per un anno, notizia di venerdì, ndr) la vedo dura…

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Il ct della Grecia John van ‘t Schip.

Spostandoci sul fronte Nazionale, John van ‘t Schip dal 31 luglio è il nuovo commissario tecnico e si stanno vedendo i primi segni di miglioramento. Pensi che potrà continuare in questo modo?

Νοn è semplice fare una valutazione sul futuro della Nazionale. In un momento complicato è arrivato un nuovo allenatore che ha convocato tanti nuovi nomi principalmente da campionati esteri. Per me è positivo il “rotation” della rosa, è una cosa buona e giusta analizzare più giocatori dal momento che mancano le grandi personalità del passato come Karagounis, Katsouranis, Basinas o Zagorakis. Ad esempio la punta del Willem II Pavlidis ha fatto vedere che può dare il proprio contribuito in un periodo in cui Mitroglou e Koulouris non erano in condizioni ottimali. Anche Vasileiadis del Paderborn a centrocampo può dare dinamismo e aumentare la competitività in quel ruolo.

«PAPASTATHOPOULOS E MANOLAS DEVONO TORNARE IN NAZIONALE. VAN ‘T SCHIP? DEVE RIMANERE A LUNGO»

In difesa, dal mio punto di vista, sono assolutamente convinto che Papastathopoulos e Manolas, “freddati” dalla gestione Aggelos Anastasiadis, debbano essere convocati di nuovo perché potranno indubbiamente aiutare con l’esperienza e la qualità a loro disposizione.

Van ‘t Schip magari non è un grande nome, però ha imparato dalla scuola olandese e dà grande importanza all’energia e alla corsa, combinate con un calcio creativo, qualcosa che mancava al gioco della Grecia. L’abbiamo notato anche nelle ultime partite per le qualificazioni all’Europeo, con la Nazionale che ha concluso il girone con tre vittorie di fila! Non è l’allenatore “top”, però deve continuare a lungo: se la Federcalcio non sostiene una propria scelta, cambiando sempre il ct, difficilmente torneremo nella fase finale di un grande torneo…

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Giorgos Kyriakopoulos in anticipo su Paulo Dybala durante Juventus 2-2 Sassuolo del 1° dicembre 2019. (Pier Marco Tacca/Getty Images Europe)

La Serie A negli ultimi anni ha una forte presenza di calciatori greci: qual è il tuo punto di vista su di loro?

Non si può non cominciare con Kostas Manolas. Devo ammettere che nella prima stagione a Napoli non è stato il giocatore visto a Roma. Considerando il fatto che è andato in una squadra in cui doveva essere subito titolare e senza alcun periodo di adattamento, il nuovo ambiente e la stagione difficile dei partenopei, vedi il cambio tecnico e un campionato deludente, hanno influenzato Kostas. Anche lo stesso giocatore non è al massimo, ha vissuto momenti duri con la delusione in Nazionale. Però abbiamo notato che il Napoli stava andando avanti in Champions League ed era con un piede in finale di Coppa Italia con la vittoria in trasferta contro l’Inter: la squadra, nonostante la stagione negativa, stava reagendo. Quando tornerà la calma in società, vedremo un Manolas al meglio.

Kyriakopoulos è molto più giovane ed è anche alla prima stagione in Italia. Non si è abbattuto quando De Zerbi non lo schierava dall’inizio in un ottimo Sassuolo e da novembre in poi si è affermato. Oltre alle ottime prestazioni, ci ha fatto vedere anche un grande carattere ed è un ragazzo di ottime prospettive.

«MANOLAS SARÀ AL MEGLIO QUANDO TORNERÀ LA CALMA AL NAPOLI. KYRIAKOPOULOS HA UN GRANDE CARATTERE»

Infine, vorrei parlare anche di Babis Lykogiannis del Cagliari, un altro terzino sinistro. A nemmeno 27 anni è difficile essere titolare nella squadra rivelazione della Serie A, specialmente quando nello stesso ruolo i sardi hanno Luca Pellegrini in prestito dalla Juventus. Nonostante questo, Lykogiannis è riuscito a giocare un numero soddisfacente di partite nella seconda stagione in una squadra ambiziosa. Secondo me sarebbe meglio se andasse in una squadra che gli potrebbe dare maggiore fiducia e minuti in campo.

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Kostas Tsimikas durante una partita di Super League 1 (EUROKINISSI).

Concludiamo con Tsimikas, l’uomo mercato in Grecia: da mesi si parla di un interessamento di Inter e Napoli, mentre è notizia di poche settimane fa che anche la Lazio si stia inserendo nelle trattative. Cosa ha di così speciale questo talento?

Queste voci gli fanno onore e sono la giusta ricompensa per il suo incredibile miglioramento. Nelle partite contro Arsenal, Tottenham e Bayern in Champions League è stato eccezionale.

«TSIMIKAS È PRONTO PER IL GRANDE SALTO!»

Sapevamo che avesse velocità e ottima tecnica, con cross chirurgici, però è migliorato anche in fase difensiva: difficilmente lo batti nell’uno contro uno e ultimamente fa ottime diagonali e coperture sugli stopper. Durante la stagione dicevo che la mossa migliore sarebbe stata quella di fare un’altra ottima stagione all’Olympiakos e poi provare ad andare via. Ormai penso che sia pronto per fare il grande salto. È un terzino sinistro fantastico!

 

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Antoniadis, un greco idolatrato in Turchia

Eleftherios in greco, Lefteris per gli amici greci, Lefter in turco.
Antoniadis in greco, Küçükandonyadis (piccolo Antoniadis) in turco.

Nato nel 1925 a Büyükada, nelle incantevoli isole dei Principi a poche miglia da Istanbul, è tuttora uno dei giocatori più famosi in Turchia per la sua lunga militanza nel Fenerbahçe, se non il più forte giocatore che abbia mai indossato la maglia della nazionale turca. Un’adorazione che si può paragonare a quella per Puskás in Ungheria o addirittura per Pelé.

Un piccolo dettaglio, però, segna la vita di Lefteris: è un greco di Costantinopoli, un Romiòs. Greco con radici turche.

Quando morirò, so che avvolgeranno la mia bara con la bandiera rossa con la mezzaluna, però nel mio cuore sarà azzurra con la croce.

UNA DELLE PRIME STELLE DEL CALCIO

Bağış Erten, giornalista turco di Eurosport, rende bene la grandezza del personaggio Antoniadis:

Penso che si possa considerare come una delle figure più simboliche del calcio turco. Perché da una parte vediamo come una persona diventi una leggenda: il suo modo di giocare, il suo sguardo, il suo comportamento e il uso atteggiamento in campo sono diventati un simbolo per la squadra.

Dall’altra parte, la sua storia è molto particolare perché mostra le difficoltà della vita sociale in Turchia. Era un greco di Costantinopoli e a causa delle tensioni con la Grecia, la Turchia non trattava sempre bene i greci di Costantinopoli.

Questo è uno dei fattori che ha contribuito alla creazione della leggenda.

Lefteris era alto solamente 169 cm, per questo il nome Küçük, ed era un centrocampista offensivo moderno, abile tecnicamente e tremendamente efficace sotto porta: talmente tanto da essere chiamato Ordinaryüs, il “Professore”. In 615 partite nel Fenerbahçe ha segnato la bellezza di 423 reti, indossando la maglia gialloblù dal 1947 al 1951 e dal 1953 al 1964. Per due stagioni ha giocato all’estero, prima nella Fiorentina e poi nel Nizza, chiudendo la carriera nell’AEK con cinque partite nel 1964.

Nel settembre 1955 si sparge la voce a Istanbul che la casa natale di Mustafa Kemal Atatürk a Salonicco fosse stata messa a ferro e fuoco. Così le autorità turche organizzano un pogrom contro la minoranza greca di Istanbul. In quel periodo, Lefteris Antoniadis era la stella del Fenerbahçe ma la sua casa viene ugualmente distrutta: un dolore che porterà dentro di sé fino alla morte.

Il 23 aprile 1948 si gioca la prima partita dopo la Seconda Guerra Mondiale della nazionale greca al Leoforos. Un’amichevole contro la Turchia, con Lefteris Antoniadis che, ottenuta la nazionalità turca, debutta proprio contro le sue origini e… segna anche la seconda rete nel 3-1 con cui i turchi espugnano Atene.

E, ovviamente, non ha nemmeno esultato, anche se alcuni greci gli diranno di essere un «traditore della patria»

LEGGENDA, MA SEMPRE UMILE

Nonostante l’enorme fama soprattutto negli anni Cinquanta, Antoniadis accettava raramente interviste, perché pensava che il suo lavoro si dovesse svolgere esclusivamente tra le quattro linee del campo. O per non scatenare polemiche tra la Grecia e la Turchia.

Nonostante abbia giocato per la nazionale turca, portando per nove volte la fascia di capitano, era cristiano ortodosso. Gli ultimi anni della sua vita li ha passati nella sua Büyükada (o Prigkipos, in greco) e quando il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo visita nel 2004 la sua isola per la cerimonia degli ottanta anni della Metropoli ortodossa delle Isole Principi, appena lo vede fa questa battuta:

Küçükandonyadis, Büyükandonyadis!
(Piccolo Antoniadis, Grande Antoniadis!)

Con Antoniadis che replica timidamente con un:

Ma per cortesia…

L’ENORME RICONOSCENZA

Nel 2009 viene inaugurata una statua proprio davanti al Şükrü Saraçoğlu, stadio del Fenerbahçe, dedicata a Lefteris con il numero 10 e intento a calciare un pallone.

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Foto di Dimitra Kyranoudi (Deutsche Welle)

Il 13 gennaio 2012, Lefteris Antoniadis muore a 87 anni e il suo funerale si svolge all’interno dello stadio Şükrü Saraçoğlu del Fenerbahçe, con la bandiera turca sulla bara – come previsto dallo stesso Antoniadis – e alla presenza di Recep Tayyip Erdoğan, che quest’anno, proprio il 13 gennaio, gli dedica un tweet di riconoscimento.

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Onoro con rispetto gli otto anni dalla scomparsa del grande giocatore del Fenerbahçe, di un leggendario nome del calcio turco, di Lefter Küçükandonyadis.

Il campionato della Süper Lig turca nelle ultime stagioni dedica ogni annata ad un giocatore leggendario della storia del calcio turco.
E la stagione 2018-2019 è dedicata proprio a lui col nome di Spor Toto Süper Lig Lefter Küçükandonyadis Sezonu:

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Alla prima partita in casa della scorsa stagione, i tifosi del Fenerbahçe hanno messo in scena questa coreografia.

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Giusto per farvi capire come sia rimasto nella mente di una tifoseria, anche più di mezzo secolo dopo il suo ritiro.

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Sotiris Ninis a Sport24.gr: «Ho voglia di tornare a giocare. Donadoni voleva schierarmi alla Pirlo!»

Nella serie di interviste che il sito Sport24.gr sta svolgendo in questo periodo di pausa dalle partite, ieri il giornalista Charlie Protopapas ha posto qualche domanda a Sotiris Ninis. L’ormai 30enne centrocampista è svincolato da questa estate e ha risposto su temi riguardanti il Panathinaikos, la Nazionale e le sue esperienze all’estero, tra cui quella col Parma di Roberto Donadoni: un’intervista così interessante che ve l’abbiamo tradotta in italiano.

Se volete sentire l’intervista completa di circa 50 minuti, il video è questo:

Ιnizialmente, come stai passando questo periodo?

Noi abbiamo imparato a fare sempre allenamento ed è difficile stare a casa, come tutte le persone del resto. Continuo ad allenarmi con l’aiuto del mio preparatore Giannis Kotsis (ex AEK, ndr). Non possiamo lavorare col pallone ed entrare in campo: questa è la cosa peggiore.

Sei nato nel 1990, hai compiuto gli anni solo dieci giorni fa… Qual è il motivo per cui sei senza squadra in questo momento?

Sono molti i motivi da analizzare, ma quello principale è perché non voglio andare da qualche parte per il solo motivo di andare. Voglio far parte di una squadra che mi vuole dare quello che vorrei. Sto cercando motivazioni, un buon ambiente in cui dare quello che riesco ad offrire. Ho voglia di tornare a giocare e di essere com’ero prima. 
Vorrei trovare una squadra con cui mi faccia piacere il fatto di giocare a calcio, un qualcosa che non è avvenuto negli ultimi due anni, in cui ho affrontato delle difficoltà. Penso sia la cosa peggiore non essere felice quando si scende in campo: se non lo sei, non riesci ad esprimerti al meglio.

Se qualcuno ci pensa, hai fatto un’ottima carriera: hai giocato in Nazionale, sei andato in un Mondiale, sei stato un protagonista in una delle squadre più costose degli ultimi anni in Grecia a soli 20 anni e ti sei trasferito al Parma. Può capitare di non giocare bene nella prima stagione all’estero, sei andato in prestito al PAOK ma non è andata come speravi, poi sei tornato in Nazionale.
Cosa è successo dopo la tua seconda esperienza al Panathinaikos (novembre 2014-gennaio 2016)? Perché è da quel momento che ti sei perso…

Direi che nel Panathinaikos, quando sono tornato, è arrivato un nuovo allenatore (Andrea Stramaccioni, ndre qualche giocatore doveva andare via. Non è stata data fiducia a nessuno dei ragazzi della squadra di Giannis Anastasiou e il Panathinaikos ha fatto praticamente la rosa da capo: è arrivato un allenatore e ha cambiato tutto.

In seguito, sono andato in una squadra belga (nel Charleroi nel gennaio 2016, ndr). Avevo qualche dubbio, però avevo parlato con Stergios Marinos (ex compagno di squadra al Panathinaikos e dal 2013 nel Charleroi, ndre il campionato mi è piaciuto. Sulla carta non è al livello di quello greco, ma era competitivo e nel primo anno sono andato bene. Per qualche motivo non è stato rinnovato il mio contratto nel Charleroi e ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque: sono andato in una squadra che si è interessata a me. Quello che ti viene dato, lo prendi. Da lì, le cose sono cominciate ad andare male.

Che cosa è successo nel Mechelen?

Il campionato belga si divide in due zone. Dalla zona francofona, sono andato in quella fiamminga, che è un ambiente più chiuso. In squadra tutti erano fiamminghi, ad eccezione di due serbi: chiunque tu sia come giocatore, è davvero difficile entrare in questo gruppo. Questa è l’impressione che mi ha dato anche l’allenatore, che si basava sui giocatori fiamminghi e purtroppo qualsiasi tentativo abbia fatto è stato un buco nell’acqua.

E come ti sei ritrovato in Israele?

È capitato all’improvviso qualche giorno dopo essermi svincolato e non volevo rimanere disoccupato. Ho preferito giocare per un anno, fare una stagione intera e tornare poi in Europa. Purtroppo il livello non era così alto, anche se ho preferito rimanere là e non tornare in Grecia: forse questo è stato un mio errore. Ho avuto fiducia in qualche persona, ho pensato che nella stagione successiva avrei lavorato con loro, trovando qualcosa di meglio, però purtroppo sono rimasto fino all’ultimo momento senza nessuna offerta.

Ti sei già trovato in questa situazione nel 2014. Eri svincolato per qualche mese, poi sei tornato al Panathinaikos, eri titolare e sei tornato anche in Nazionale. Pensi che tutto ciò si possa ripetere?

Questo è il mio obiettivo, perché penso di potercela fare. Anche allora nessuno credeva in me, però ce l’ho fatta.

Quando è arrivato Stramaccioni e ha detto che non si sarebbe basato sui calciatori greci, avevi ancora un contratto col Panathinaikos?

Sì, ce l’avevo fino al 2017. Ero appena tornato dalla Nazionale (inizio novembre 2015, ndr) e, prima che Anastasiou se ne andasse, stavamo discutendo per un rinnovo del contratto dopo le mie prestazioni: non l’avevo mai detto prima. Ci eravamo detti di fare un contratto migliore per rimanere a lungo. Non abbiamo fatto in tempo ed è successo quello che è successo. Penso sia stata chiaramente una scelta del presidente [Giannis Alafouzos] di ricominciare da capo, perché non c’era nessun altro che prendeva decisioni del genere.

Anche se nell’estate di quell’anno, Alafouzos dichiarava che era molto contento nel vederti giocare nel Panathinaikos.

Da quello che ricordo, la squadra contava su di me. A causa delle eliminazioni in Europa (3° turno di Champions contro il Brugge e nei playoff di Europa League contro gli azeri del Qabala, ndr), c’erano tantissima pressione sul presidente, che lo ha portato a prendere qualche decisione sbagliata. Come quella di dare le chiavi ad una persona che ha cancellato tutto quello che era stato fatto prima.

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27 agosto 2015. Foto da Panathinaikos 2-2 Qabala, ritorno dei playoff di Europa League (ICONPRESS)

Il palo che hai colpito all’inizio della partita di ritorno col Qabala avrebbe potuto cambiare le sorti di quella stagione.

Non possiamo pensare cosa è andato storto e come siamo stati eliminati da un palo. Può succedere nel calcio. Semplicemente una grande società non può cancellare tutto dopo un risultato. Ha perso i soldi che sarebbero arrivati dalla partecipazione in Europa, però ha investito in pochi mesi una somma che non aveva speso nemmeno nei tre anni precedenti: tutto questo è stato un errore.

Se ti avessi conosciuto allora, ti avrei detto di rimanere col tuo contratto, anche perché tanto Stramaccioni se ne sarebbe andato prima o poi. Perché in quel momento non hai ragionato così?

Un motivo per cui ho cambiato aria è perché voglio sempre inseguire la fortuna. So come ci si sente nell’essere attivo e giocare anche in Nazionale, come lo ero allora. Non è possibile rimanere sei mesi o un anno solo per il contratto che ti lega alla società, aspettando che venga cacciato un allenatore che è stato appena ingaggiato e su cui hanno investito tanto. Non l’avrebbe fatto nessuno a meno che non avesse avuto un ricco contratto.

Parlando del tuo ruolo, hai cominciato a giocare come ala destra, con Henk ten Cate sei diventato trequartista, poi Jesualdo Ferreira ti ha spostato qualche metro più lontano dalla porta. Secondo te qual era la tua posizione migliore?

A dir la verità tutte mi sono piaciute, ma quella che preferisco è quella da “numero 8” (in Grecia è la mezzala box-to-box, ndr). Da trequartista correvo moltissimo e a vuoto, invece da mezzala correvo di meno ma in maniera mirata. All’inizio ho avuto qualche difficoltà, ma mi ha aiutato anche quando ho giocato in Italia, dove mi sono abituato da centrocampista. 

Pensa che Donadoni voleva schierarmi alla Pirlo, davanti ai centrali difensivi. Nella mia posizione giocava Jaime Valdés, che tecnicamente era ottimo, ma molto lento. Era difficile per me che ero un trequartista andare a giocare da mediano puro. In Italia devi correre molto e se sei in una squadra che non ha un ruolo da protagonista in campionato, è un ruolo di enorme responsabilità. In una conversazione con Anastasiou, mi aveva detto di farmi giocare accanto a Zeca (da mezzala, ndr). Penso che questo sia il ruolo migliore per me.

Quello che visto è che se un giovane ragazzo gioca bene due partite, le persone dell’ambiente alzano fin troppo le aspettative su di lui. E se lo stesso giocatore poi non gioca al livello previsto, viene criticato subito aspramente.
Secondo te esiste un problema, soprattutto in Grecia, su come viene gestito un giovane talento?

In Grecia non ci sono mezze misure. Sentivi delle cose fuori dal mondo quando giocavo. Purtroppo non ci puoi fare nulla. Sai che al primo passo falso ti diranno che sei scarso quando poco tempo prima scrivevano tutt’altro. In generale dobbiamo essere molto più conservativi, soprattutto con i ragazzi giovani. Ormai è più semplice per un giovane arrivare a giocare nel calcio greco.

Io sono stato fortunato perché ho giocato negli anni buoni del Panathinaikos e della Nazionale. Le personalità che avevo attorno a me erano capaci di crearti una mentalità vincente. Era davvero importante avere come compagni di squadra dei giocatori che avevano conquistato l’Europeo. Purtroppo, ora pensano che così come sono migliorati, faranno anche il prossimo passo. Ora come ora, i grandi giocatori non vengono più in Grecia oppure hanno appeso gli scarpini al chiodo, quindi è difficile gestire una situazione del genere.

Cosa consiglieresti ad un giovane ragazzo?

La cosa più importante è giocare. Puoi essere in una buona squadra all’estero e non essere contento perché non giochi. Devi allenarti duramente, indifferentemente dalla difficoltà degli allenamenti. Devi tapparti le orecchie per le cose che ti dicono la maggior parte dei giornalisti. Con le partite che giochi diventi migliore. Non sei un buon giocatore a 20, 22 o 23 anni. Più invecchi e più imparerai, fino a quando smetterai di giocare.

Secondo te, quando ti sei sentito nelle migliori condizioni?

Penso che nel triennio dopo la doppietta col Panathinaikos nel 2010 sono stato molto bene. Ma anche quando sono tornato nel 2014 mi sentivo bene: se tu dicessi ad un giocatore svincolato da tre mesi che nel giro di un semestre avrebbe riconquistato la Nazionale e il posto da titolare nel Panathinaikos, non ci crederebbe.

[In quel momento arriva un messaggio da Zeca, in cui dice che lo adora.]

Ho un debole per Zeca, abbiamo passato tanto tempo insieme ed è un ragazzo eccezionale.

Zeca che è un altro giocatore trattato ingiustamente in Grecia: un calciatore con questa duttilità e con queste caratteristiche manca anche adesso al Panathinaikos…

La gente a volte non capisce cosa può offrire ogni giocatore in campo. Ad esempio, mi chiedono di fare i chilometri di Zeca, oppure allo stesso Zeca di servire i palloni in avanti come faccio io. Questo non l’ho mai vissuto in Italia, in Belgio o in Israele, ma solo in Grecia. Basti pensare che Zeca è molto apprezzato adesso nel Copenhagen perché è un giocatore che corre e lotta, un ottimo capitano.

Capitolo Nazionale.

Mi manca, non posso nasconderlo, e spero di poterci tornare. L’assenza di Fernando Santos e del direttore tecnico è stata enorme. Ora si sta facendo un nuovo tentativo con un nuovo ct (van ‘t Schip, ndr) con Takis Fyssas e Konstantinidis come dirigenti: le cose stanno andando come devono andare. Negli ultimi sei anni sono stati usati circa 60-70 calciatori diversi e solo con Santos e Rehhagel ci sono stati dei gruppi consolidati.

Specialmente per entrare nello strettissimo giro di Rehhagel dovevi dare l’anima. Santos è riuscito a cambiare questa situazione in maniera graduale. Se ricordo bene, prima un giocatore non scendeva in campo con la prima convocazione, si doveva prima vedere l’ambiente negli spogliatoi e negli allenamenti. Secondo me se uno viene convocato e gioca subito in Nazionale, non fa bene nemmeno allo stesso calciatore, perché si creano troppe aspettative su di lui.

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Sotiris Ninis durante una partita della Nazionale del 2015.

Hai mai avuto la sensazione che la Nazionale era fatta per grandi cose?

Sì, l’ho avuta. Nel Mondiale del 2010 eravamo tutti al debutto e avevamo avversari come Argentina e Nigeria. Penso che ad Euro 2012 siamo stati più squadra, è stata una delle più belle spedizioni: eravamo davvero un bel gruppo sia negli allenamenti che in albergo e questo si vedeva. Non abbiamo avuto buoni risultati all’inizio ma se non avessimo affrontato la Germania ai quarti, potevamo andare anche più avanti.

Avevamo un allenatore eccezionale, Fernando Santos, che prendeva il 100% da ogni giocatore. Conosceva la mentalità del calciatore greco, sapeva come gestirlo al meglio. Quando hai una persona come Santos che non ti regala nulla e ti sprona sempre, sei costretto a dare il massimo. Penso che le migliori partite che abbia giocato siano state in Nazionale.

Sei tornato in Nazionale nel 2015 giocando con ct Markarián nel secondo tempo con le isole Fær Øer e da titolare contro la Polonia. Quali sono state le differenze nell’ambiente che hai trovato?

La differenza era enorme. Una squadra totalmente diversa, quando la situazione non è buona non puoi nemmeno dire tanto. Però, d’altra parte, ero felice di tornare a giocare in Nazionale. Per il risultato contro le Fær Øer mi sono vergognato (sconfitta 2-1 a Tórshavn il 15 giugno 2015, ndr). Ho giocato bene nella ripresa perché avevo tanta fame di riscatto e non volevo che si ripetesse la figuraccia del Karaiskakis (sconfitta 0-1 nel settembre 2014 con ct Claudio Ranieri, ndr).

Parlando dell’attuale campionato, come vedi le squadre in questa stagione, considerando anche l’avventura europea dell’Olympiakos?

Il PAOK è migliorato tantissimo negli ultimi tre anni però, devo essere onesto e forse a qualcuno dispiacerà, quest’anno l’Olympiakos è la squadra migliore non solo per i risultati ma anche per il suo gioco. Io tifo le squadre greche in Europa, voglio che conquistino punti per la Grecia. La qualificazione contro l’Arsenal è stata una sorpresa, ma non lo sarà se si qualificherà contro il Wolverhampton. Può andare ancora avanti in Europa League.

L’Olympiakos generalmente lavora in ottica europea negli ultimi anni. Questo lo sto capendo da certi giocatori che sono là e sono miei amici. Sanno come valorizzare un giocatore e venderlo. Giocare in Europa dà grandi motivazioni e sale immediatamente anche il proprio valore di mercato. L’Olympiakos è un esempio per tante squadre come il PAOK, l’AEK o il Panathinaikos, il cui obiettivo dovrebbe essere quello di vendere giocatori in questo momento, secondo me. 

E il Panathinaikos di Giorgos Donis?

Lo vedo bene. Sono abbastanza contento della squadra nell’ultima stagione e mezza. Mi piace vedere giovani che ci tengono, che sono tristi quando perdono. Hanno un ottimo allenatore che conosce bene la dimensione della squadra. Spero che questi ragazzi avranno ancora più fiducia, così la società potrà guadagnarci nei prossimi anni.

Quali giocatori del Panathinaikos stanno spiccando secondo te?

Per me è importante il capitano (Kourbelis, ndr). Infonde la calma che serve nella squadra. Non nascondo che anche Chatzigiovanis mi piace parecchio. Per Bouzoukis posso dire solo parole positive: è molto calmo, bravo col pallone e può migliorare ancora. Penso che anche gli altri ragazzi che stanno arrivando potranno sicuramente creare qualcosa di buono.

Grecia eliminata, ma per il futuro c’è speranza

ethniki

Con colpevole ritardo, ritagliamo un po’ di spazio all’Ethniki, i cui ultimi risultati sembrano far ben sperare dopo cinque anni di oblio.

Eravamo rimasti all’umiliante pareggio contro il Liechtenstein. Una brutta partita, che ha visto l’Ethniki regalare un punto all’ultima in classifica. Nonostante la clamorosa vicenda occorsa qualche giorno prima tra l’ex ct Anastasiadis e i due pilastri della Nazionale, Manolas e Sokratis, questi ultimi sono stati convocati e schierati titolari dal nuovo allenatore, John van ‘t Schip.

Tuttavia, in vista della partita contro l’Italia all’Olimpico di Roma ad ottobre, il coach cambia gli interpreti sul terreno di gioco. Il radicale stravolgimento si basa soprattutto sulle mancate convocazioni di Manolas e Sokratis, considerati come elementi destabilizzanti all’interno dello spogliatoio. I due centrali diventano così l’esperto Siovas e Chatzidiakos, 22enne in forza all’AZ Alkmaar, dove nelle ultime due stagioni ha trovato una certa continuità. Il mister olandese dà spazio anche ad un altro giovane già affermato in Grecia, Dimitris Limnios, di cui abbiamo già parlato qui. In porta Paschalakis prende il posto di Barkas, sulla fascia sinistra viene data una chance a Stafylidis a discapito di Tsimikas.

La differenza di qualità tecnica e tattica è troppo superiore, ma la Grecia riesce a contenere le incursioni dell’Italia, perdendo 2-0 ma non sfigurando: nella prestazione dell’Ethniki si sono visti spiragli di speranza, nonostante lo scetticismo legato al nuovo allenatore e le scarsissime probabilità di passare il turno. Due occasioni nitide non concretizzate dalla Grecia, un rigore causato dal fallo di mano di Bouchalakis e tante colpe di Paschalakis sul secondo gol di Bernardeschi. In una nazionale dove non esiste più alcuna certezza, bisogna ripartire nonostante ormai le speranze rasentino lo zero.

Il 15 ottobre, all’OAKA di Atene, va in scena la sfida tra Grecia e Bosnia. L’impronta data alla formazione da parte di van ‘t Schip è chiaramente proiettata verso la valorizzazione dei più giovani. Utilizzando lo stesso modulo di sempre – il 4-2-3-1 – cambiano ancora una volta i titolari: Vangelis Pavlidis scala le gerarchie grazie ad uno scoppiettante inizio di stagione con il Willem II e va a ricoprire il ruolo di centravanti; a centrocampo spazio a Galanopoulos, un’altra promessa del campionato greco di cui vi avevamo parlato qui. Nelle retrovie Stafylidis viene schierato come centrale di difesa, facendo spazio a Giannoulis sulla fascia sinistra. Sulla trequarti rientrano Bakasetas e Mantalos, mentre continua l’assenza di Sokratis e Manolas.

Al 30′ Mantalos verticalizza per Pavlidis che, in area, sterza e calcia sul secondo palo siglando la rete del vantaggio greco. Il vantaggio dura solo cinque minuti, perché la Bosnia pareggia la partita con Gojak. All’88’ minuto di gioco i greci segnano la marcatura del 2-1: cross di Fetfatzidis in mezzo, Kovačević alza la gamba per intercettare il pallone, che finisce in rete. La Grecia rialza la china, tornando alla vittoria dopo ben sette partite, con una buona prestazione davanti un OAKA semivuoto.

Esattamente un mese dopo la partita con la Bosnia e con la qualificazione ormai compromessa, Το Πειρατικό va in trasferta contro l’Armenia. La partita viene dominata dalla Grecia e, nonostante il risultato bugiardo, la squadra sembra essersi bene integrata con gli schemi di van ‘t Schip, ma c’è grande rammarico perché ormai la matematica ha condannato la Nazionale.

Per quanto riguarda la cronaca della partita, Mantalos scheggia il palo e l’arbitro non fischia un rigore solare su un pestone ai danni di Giannoulis, ma al 30′ ci pensa Limnios a portare in vantaggio la Grecia. Infine, Masouras si divora un rigore in movimento, calciando alto sopra la traversa. L’Armenia non si è mai resa pericolosa, il risultato invece sta stretto alla Grecia in rapporto alle occasioni avute.

La qualificazione ad Euro 2020 si conclude con la vittoria in casa sulla Finlandia per 2-1. Viene riconfermata per gran parte la formazione titolare delle ultime partite, ad eccezione di Vlachodimos che prende il posto di Paschalakis tra i pali: difesa a 4, con Bakakis sulla destra, Chatzidiakos e Stafylidis centrali, Giannoulis a sinistra; centrocampo questa volta a 4, con Limnios e Mantalos posizionati sulle fasce, Kourbelis e Galanopoulos in mediana; le due punte centrali Pavlidis e Bakasetas.

Al 27′ Pukki, dopo aver vinto fortuitamente un rimpallo con Stafylidis, si invola in porta e buca Vlachodimos. Venti minuti più tardi Bakasetas riesce a crossare il pallone dalla linea di campo per Mantalos che di piatto davanti la porta ristabilisce la partita in pareggio. La remuntada viene completata da Galanopoulos al 70′ su una ribattuta a un paio di metri dalla porta.

La scarsa esperienza in campo internazionale di John van ‘t Schip aveva attirato molte critiche e perplessità, e se si aggiunge anche il fatto di essere già praticamente fuori prima dell’arrivo del nuovo coach, si può capire benissimo la frustrazione dei tifosi. Tuttavia il tecnico olandese, come prima mossa, ha deciso di lasciare a casa Sokratis e Manolas e questa scelta sembra avere carattere definitivo. In secondo luogo, van ‘t Schip ha finalmente iniziato un progetto di valorizzazione dei giovani, dando una nuova linfa vitale alla squadra e convocando ben 5 nuovi innesti fissi: Chatzidiakos, Giannoulis, Pavlidis, Limnios e Galanopoulos. Il dato fondamentale è che tutti hanno esordito e sono andati in goal o hanno fornito assist, ad eccezione del povero Chatzidiakos, vittima recentemente di un grave infortunio al ginocchio; l’età media della squadra si è abbassata a 24.8 anni, e 5/11 della squadra titolare hanno esordito con la nazionale maggiore solo nell’ultimo mese. Il connubio tra l’esperienza di calciatori come Mantalos, Kourbelis e Bakakis e la freschezza dei più giovani sembra funzionare alla grande, tenendo in conto che in panchina ci sono elementi di qualità come KoulourisGiannoulis, Tsimikas, Bouchalakis e Fetfatzidis.

I presupposti per ripartire ci sono tutti, adesso l’obiettivo primario è quello di qualificarsi per il Mondiale del 2022 in Qatar.

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Dopo aver toccato il fondo, la Nazionale sta per cominciare a scavare

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Nei nostri occhi e nelle nostre menti è ancora fresco il ricordo del rigore parato da Keylor Navas a Fanis Gekas a Recife, in quell’ottavo di finale dei Mondiali del 2014. Una delusione immensa: la Grecia era a un passo dall’ingresso tra le prime otto del mondo. Strano a dirsi in questo momento. In panchina c’era Fernando Santos, un allenatore realista, un sergente che puntava al miglior risultato possibile; se vogliamo, la stessa mentalità adottata da Otto Rehhagel nei nove anni da commissario tecnico in Grecia.

Ed è da qui che cominciano i problemi. Il capitano Karagounis, 139 gettoni in Nazionale, lascia il calcio dopo quella partita dichiarando davanti ai propri compagni:

È stato un onore aver avuto voi come compagni di squadra. Siamo riusciti a raggiungere tanti obiettivi e a vivere momenti indimenticabile. Sarò sempre accanto a voi e sarà importante mantenere l’Ethniki in questa strada vincente.

Da qui, comincia una discesa, anzi… una caduta libera. Dalla fine dell’era Santos ad oggi, la Nazionale greca ha perso per due volte contro le Isole Fær Øer, ha perso contro il Lussemburgo, la Bielorussia, l’Estonia, l’Armenia, l’Arabia Saudita e ieri sera è riuscita a pareggiare contro il Liechtenstein, con la rete dell’1-1 subita da Salanović nel finale.

E gli allenatori cambiati in questi cinque anni? Troppi per essere una Nazionale seria: Claudio Ranieri, il traghettatore Kostas Tsanas, Sergio Markarián, Michael Skibbe, Aggelos Anastasiadis fino a John van ‘t Schip.

Per carità, il tecnico olandese non si può giudicare dalla sconfitta contro la Finlandia di giovedì scorso e dal pareggio contro il Liechtensteinperché ha visto dal vivo i propri convocati solamente in quattro allenamenti. La colpa dell’ennesima disfatta non è sua, ma è di un atteggiamento attorno a lui che rende questa Nazionale, amatissima fino al 2014, malata.

A partire dalla Federcalcio greca. L’attuale presidente Vaggelis Grammenos è già da record: nei 24 mesi in cui si trova alla guida del calcio ellenico ha cambiato già tre commissari tecnici, con altrettanti direttori tecnici.

Proseguendo con i giocatori. Il tandem difensivo Papastathopoulos (il capitano) e Manolas erano stati tra i protagonisti nella crociata condotta contro l’ex ct Anastasiadis dopo la sconfitta contro l’Armenia dello scorso giugno. Un vero e proprio ultimatum, «o noi, o lui»: la Federazione ha cacciato il tecnico e i due migliori esponenti della retroguardia greca hanno premiato questa scelta perdendosi Salanović, che ha permesso al Liechtenstein di conquistare un punto in una fase di qualificazione dopo ben quattro anni.

Ora bisogna ripartire dall’Olimpico di Atene che ieri sera ha ospitato solamente 1500 tifosi in una delle peggiori partite della storia della Nazionale. Senza una guida sicura da parte della Federazione, che cambia ct come fossero camicie e che lascia la Nazionale al proprio destino, come del resto l’intero movimento calcistico greco. Solo un ribaltone potrebbe cambiare la situazione e la speranza è quella che John van ‘t Schip sia finalmente l’uomo giusto da cui cominciare a ricostruire una squadra dal cuore ferito.

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