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Una finale avvincente tra le due squadre più in forma del momento, che in finale di coppa non si incontravano da venti lunghi anni. Da una parte c’è il PAOK, che negli undici titolari e in una partita secca è la squadra più capace per mettere in difficoltà i campioni di Grecia, schierando un 3-4-3 offensivo che non ha lasciato spazio a molte interpretazioni. Dall’altra parte abbiamo l’Olympiakos, reduce dalla vittoria del secondo campionato di fila, che ha saputo dimostrare qualità ed esperienza nell’arco di una stagione intera, e che con la vittoria della Kypello Elladas avrebbe potuto mettere a tacere ogni voce che non fosse d’accordo con il fatto che i biancorossi sono stati i dominatori assoluti della più recente epoca del calcio greco.
Il prepartita
I tifosi dell’Olympiakos si sono dati appuntamento alle 18 (ore locali) al centro d’allenamento Rentis, per mostrare il loro supporto alla squadra, con fumogeni e cori. Ad assistere alla partita c’è anche il patron dei kokkini Evangelos Marinakis, assieme a suo figlio Miltiadis. Nella giornata di martedì Marinakis aveva fatto visita alla squadra dopo la seduta d’allenamento, come è prassi prima di partite molto importanti, chiedendo concentrazione e determinazione per i giorni a venire che precedevano la finale.
Sebbene la partita fosse a porte chiuse, circa duecento tifosi del PAOK venuti da Salonicco per caricare la squadra si sono radunati in via Menandrou (dove c’è la sede dei tifosi del PAOK) sotto l’occhio vigile della polizia, che ha pattugliato la zona per evitare contatti con i rivali dell’Olympiakos. La prefettura di Atene, al fine di evitare qualsiasi tipo di tafferugli anche con altri gruppi ultrà di altre squadre cittadine, ha vietato qualsiasi assembramento all’aperto dalla notte di venerdì 21 fino al mattino di domenica 23 maggio principalmente nelle zone di Piazza Omonoia, via Patission, via Akadimias e zone adiacenti. I divieti sopracitati sono stati indetti per evitare gravi rischi e minacce sia per la sicurezza pubblica sia per la vita socio-economica della città di Atene.
Prima della partita il presidente dei dikefalos Savvidis ha caricato la squadra attraverso una videochiamata, chiedendo ai calciatori di portare alto l’onore e la dignità del PAOK, di dare il massimo giocando con grinta ma senza ansia. Ha inoltre chiesto alla rosa di voltare pagina e di cercare di raddrizzare una stagione non eccellente, chiudendo il discorso con l’augurio di farsi aspettare da Vierinha con la coppa nello spogliatoio.
Il racconto della partita
La prima frazione di gioco è stata sostanzialmente equilibrata, sia per quanto riguarda il possesso palla sia per le occasioni create. L’Olympiakos al 25’ del primo tempo è costretto ad effettuare un cambio: Sokratis, che era stato convocato da Martins nonostante non fosse al meglio della sua condizione fisica, in seguito ad un contrasto con Warda chiede il cambio abbandonando il campo, lasciando spazio a Reabciuk che prende il posto dell’esperto difensore. Subito dopo la sostituzione forzata da parte dei kokkini, i bianconeri hanno trovato maggiore spazio negli ultimi venti metri che li dividevano dalla porta avversaria. Infatti, dieci minuti più tardi il direttore di gara, l’olandese Makkelie, accorda la massima punizione ai bianconeri: il difensore del thrilos, M’Vila, tenta di spazzare il pallone in area di rigore ma Schwab si inserisce da dietro beccandosi un calcione. Dal dischetto si presenta il capitano Vieirinha, che calcia forte e angolato nell’angolino sinistro; il suo connazionale, il portiere José Sá, intuisce l’angolo ma non riesce ad intercettare il pallone, che gonfia la rete.
Il primo tempo finisce con il risultato di 0-1 per il PAOK. Pedro Martins, tecnico degli erithrolefki, si è trovato di fronte una squadra ben disposta in campo, concentrata e che ha tenuto una buona linea difensiva. Ad una efficace fase difensiva gli uomini allenati da Garcia, nelle situazioni di contrasto, hanno abbinato una altrettanto efficace gestione delle seconde palle, in modo tale da non permettere all’Olympiakos di pressare alto. All’intervallo Martins capisce che deve cambiare qualcosa, fa entrare Fortounis al posto di Bruma alzando il ritmo e la dinamicità della squadra in fase offensiva.
L’entrata in campo di Fortounis si rivela essere una scelta azzeccata: cinque minuti dopo la ripresa del secondo tempo Fortounis batte un calcio d’angolo, la palla gira bene e arriva nel mezzo dell’area di rigore dove M’vila, indisturbato, appoggia con il piattone la palla in rete. Dopo il goal del momentaneo 1-1 l’Olympiakos cambia registro, attacca l’area e si rende pericoloso portando tanti uomini davanti. Al 55′ Fortounis, servito da Camara, crossa da sinistra dentro l’area dove pesca Masouras che in volo colpisce di testa: Paschalakis smanaccia e blocca il pallone in due tempi. Paschalakis si dimostra ancora una volta decisivo quando, due minuti più tardi, esce dai pali per murare il tiro di Fortounis, che avrebbe potuto concludere calciando in porta.
Il PAOK tiene botta e negli ultimi 10 minuti spreca almeno due occasioni per andare in vantaggio. A 30 secondi dal 90′ i dikefalos passano nuovamente in vantaggio sigillando definitivamente il risultato: rinvio lungo di Paschalakis, il pallone arriva oltre la metà campo e viene spizzato di testa, Tsingaras recupera palla e verticalizza per Živković che, con una freddezza glaciale, colpisce il pallone di tacco e manda in porta Krmenčík che a tu per tu con il portiere non sbaglia.
Il PAOK mette in bacheca l’ottava Kypello Elladas della sua storia, regalando ai suoi tifosi un trofeo da festeggiare dopo una stagione trascorsa non senza difficoltà. La stagione calcistica greca si conclude con l’Olympiakos che, nonostante la delusione di non aver fatto il doblete, ha trionfato in campionato e andrà a disputare i preliminari di Champions, partendo dal primo turno preliminare. PAOK, Aris e AEK invece disputeranno la nuova competizione europea, la Conference League. Per dare un’occhiata agli highlights della partita, cliccate qui.
Nella giornata di ieri è stato reso noto uno dei primissimi trasferimenti che, ufficialmente, avrà luogo nella prossima sessione di calciomercato estiva. Si tratta di Anastasios Douvikas, centravanti classe ’99 formatosi nelle giovanili dell’Asteras Tripoli ed in forza al Volos, che si legherà a partire da luglio alla società olandese dell’Utrecht firmando un contratto quadriennale. Sebbene Achilleas Beos, patron della società tessala, avesse un accordo informale con il presidente del PAOK Savvidis per il trasferimento di Douvikas ai bianconeri di Salonicco, la volontà del calciatore di trasferirsi all’estero è stata determinante ai fini della trattativa.
Originario di Tripoli, ha militato per due anni nel settore giovanile dell’Asteras, per poi essere convocato in prima squadra nell’estate 2017. Con gli arkádes rimane per tre stagioni, durante le quali non riesce a esprimersi al meglio: non è titolare e quando subentra a partita in corso fa fatica a lasciare il segno. La scorsa estate il Volos, approfittando del contratto in scadenza, lo ingaggia a parametro zero. Il suo nuovo tecnico, lo spagnolo López, ripone in fiducia in Tasos, schierandolo quasi sempre dal primo minuto. La fiducia è ripagata, Douvikas diventa rigorista (infallibile) e riesce a mettere a segno 13 reti e 3 assist in 30 partite tra campionato e coppa.
Senza false modestie, noi de Il Calcio Greco ci avevamo visto lungo su di lui. Nel lontano novembre 2018 gli avevamo dedicato un articolo intero per la rubrica Ελληνικά ταλέντα, che trovate qui. Forza fisica, caparbietà, dinamismo e senso del goal gli hanno permesso di farsi notare all’estero già anni fa, adesso è arrivata la conferma che lascerà la Super League per cercare di migliorarsi ancora in Eredivisie.
Queste le sue dichiarazioni dopo aver firmato per l’Utrecht:
L’Utrecht ha iniziato a parlare con la mia squadra un mese o due mesi fa. È un onore per me essere qui e darò il 100% in ogni partita. Quello che mi piace di più è segnare goal e aiutare la mia squadra a vincere. All’inizio non conoscevo molto riguardo l’Utrecht, non guardavo molto il campionato olandese, ma avevo visto alcune partite di Ajax e Feyenoord. Non appena sono venuto a conoscenza dell’interesse dell’Utrecht, ho dato uno sguardo più attento al club. Sono un giocatore che lavora sodo e penso di trovarmi perfettamente in sintonia con la squadra. Molte squadre erano interessate a me, ma ho avuto il giusto sentimento per l’Utrecht. Secondo me è lo step successivo perfetto per la mia carriera. Ho parlato con Pavlidis e Giakoumakis, che sono due ottimi professionisti e con i quali gioco insieme in Nazionale. Mi hanno parlato un gran bene del campionato. Dal primo istante i miei agenti hanno speso belle parole per il club, ed io li credo. Lo stile offensivo della squadra mi si addice, sono molto emozionato. La squadra ha dei tifosi fanatici e non vedo l’ora di indossare la maglia del club ed incontrarli.
Ad annunciare l’ufficialità del trasferimento è il Volos, attraverso un comunicato stampa:
PAE Volos annuncia che ha raggiunto un accordo per il trasferimento di Tasos Douvikas agli olandesi dell’Utrecht, a partire dal 1 luglio di questa estate. La volontà del PAE Volos era quella di trasferire Anastasios Douvikas al PAOK, tuttavia abbiamo dovuto accettare il desiderio del giocatore di giocare all’estero. Gli auguriamo ogni successo e siamo sicuri che da oggi, per Tasos Douvikas, la strada è spianata per una brillante carriera e per il suo inserimento nell’élite del calcio europeo. Tasos, ti ringraziamo per i bei momenti che ci hai regalato.
Nella giornata di venerdì 23 aprile, anche il direttore tecnico dell’Utrecht, Jordy Zuidam, ha lasciato una sua dichiarazione:
Anastasios ha una mentalità eccellente. Impressiona tutti con la sua passione per il lavoro e la forza e l’energia che mette nel suo lavoro. È un giocatore con molte potenzialità ed è molto preciso nelle azioni. Il fatto che abbia già giocato un’ottima stagione in Grecia all’età di 21 anni e abbia debuttato con la nazionale greca, conferma tutto questo. Siamo felici che abbia scelto Utrecht come passo successivo della sua carriera, vediamo un futuro radioso con lui in squadra.
Per quanto riguarda le cifre del trasferimento, la società olandese ha versato nelle casse del Volos circa 1.000.000€, somma che dovrà essere divisa in parte anche con l’Asteras Tripoli, che aveva mantenuto sul cartellino del calciatore una percentuale sulla futura vendita.
L’AEK sta vivendo uno dei momenti più difficili da quando, nel 2015, è tornato nel massimo campionato nazionale. Negli istanti che seguono un derby perso per 5-1, la rabbia e la delusione prendono il sopravvento sulla lucidità: si cerca subito un colpevole a cui addossare le colpe. E la maggioranza dei tifosi AEKtzides, all’unisono, punta il dito contro il presidente Dimitris Melissanidis.
Da parte sua, Melissanidis ha due attenuanti, due carte da giocare a suo favore: il campionato 2017/2018 ed il nuovo stadio. Mentre sul primo torneremo tra poco, più che una scusa, come definita da molti, la costruzione del nuovo impianto rappresenta concretamente un dispendio economico e umano di rilievo. Le prime voci sul nuovo stadio presero piede nel 2013 (!), mentre l’effettivo inizio dei lavori avvenne nell’estate 2017, in seguito a una lunga lotta burocratica in cui ebbe la meglio la società sportiva ateniese; il comune di Filadelfia-Chalkidona e una ventina di privati cittadini fecero ricorso al Consiglio di Stato contro il nuovo piano regolatore regionale, che concedeva un’area forestale (6 acri) del boschetto di Nea Filadelfia per la costruzione del nuovo stadio. La Corte Suprema respinse le pretese del comune e diede il via libera per la costruzione. Il costo totale del progetto ammonta a circa 80 milioni di euro, di cui 20 verranno finanziati dall’amministrazione regionale dell’Attica, mentre un’altra parte verrà coperta da donazioni da parte di tifosi e imprenditori nei confronti della Dikefalos 1924, la società appaltatrice. Senza sviscerare ulteriormente l’aspetto monetario, si intende che si tratta di cifre da capogiro per la realtà economica greca. Decine di milioni di euro, spalmati su più anni, per costruire il primo stadio di proprietà del paese che vengono inevitabilmente sottratti al rafforzamento della rosa: le risorse economiche non sono infinite, dunque è logico bilanciarle, ed in questo caso a farne le spese è la squadra. È questo il prezzo del nuovo stadio.
Ma lo stadio non è un’attenuante sufficiente per giustificare la latenza della dirigenza in merito alla gestione della panchina e della rosa. Andiamo con ordine e soffermiamoci prima sulla figura dell’allenatore. Negli ultimi 6 anni sono stati cambiati ben otto allenatori, sintomo di una progettazione poco chiara nei piani alti della dirigenza. A dicembre 2020 è stato richiamato (per la terza volta in quattro anni) sulla panchina dei kitrinomavroi lo spagnolo Manolo Jiménez, uno dei principali artefici dello scudetto 2017/2018. L’intenzione del patron Melissanidis di affidarsi all’usato garantito non sta fruttando quanto sperato, perché ripetere il trionfo di 3 stagioni fa o andarci anche vicino è attualmente impensabile: l’AEK raggiunse il suo apice, trionfando in un campionato costellato da episodi alquanto controversi e, soprattutto, con un Olympiakos che mollò la presa dopo anni di dominio incontrastato. Aver trionfato il campionato dopo 24 anni di digiuno e aver centrato la qualificazione ai preliminari di Champions League rese Jiménez una leggenda, facendo breccia nel cuore dei tifosi. A maggio, a due settimane di distanza dalla finale di Kypello Elladas persa per 2-0 contro il PAOK, le strade tra il tecnico e la società si separano: Manolo vuole tornare in patria dalla sua famiglia, sente di aver concluso un percorso che in realtà aveva iniziato già nel 2011, quando alla sua prima esperienza da allenatore dell’AEK aveva alzato al cielo la coppa di Grecia, è l’evoluzione naturale di un rapporto consolidato, vincente e apparentemente concluso. Invece, dopo la parentesi in Spagna con Las Palmas, il tecnico iberico viene richiamato a febbraio da Melissanidis per concludere la stagione 2018/2019, in seguito alle dimissioni di Ouzounidis: nella seconda parte di stagione la squadra ha un rendimento altalenante, ciononostante riesce a centrare un terzo posto che è sufficiente per garantirsi la partecipazione ai preliminari di Europa League della stagione seguente. Il nome già noto alla tifoseria e la sua esperienza con l’ambiente fecero pensare a un progetto di lungo termine, magari tentando di riallacciare il rapporto e di ritrovare quelle motivazioni che un anno prima sembravano essere terminate, ed invece il ruolo assunto da Jiménez fu quello del traghettatore. Infatti nel maggio 2019, qualche settimana dopo la fine del campionato, Manolo rescinde il contratto: gli addetti ai lavori si interrogarono su questo tira e molla, sul perché fosse stato chiamato solo per qualche mese, dal momento che c’era un’ampia gamma di allenatori che avrebbe potuto fare da traghettatore. Si trattò di una questione meramente contrattuale? Oppure fu una forzatura da parte della dirigenza, che sperava in un finale di stagione spumeggiante, sulla falsa riga della stagione precedente?
Giungiamo a tempi più recenti. Carrera viene esonerato prima di Natale 2020, trapelano notizie secondo cui il tecnico italiano avesse perso lo spogliatoio, non c’era più comunicazione a livello psicologico tra lui ed i calciatori. Jiménez è di nuovo il prescelto: firma un contratto di un anno e mezzo per cercare di dare un’impronta più marcata alla squadra. Al termine della regular season di questa stagione l’AEK si classifica al terzo posto, a un punto di distanza dal PAOK quarto e con il Panathinaikos a 45 punti in quinta posizione. Un risultato discreto, considerato il dominio dell’Olympiakos, che è tornato a spadroneggiare da un paio d’anni. Ma la stagione non è finita: ci sono ancora 10 partite di play-off da giocare, un mini campionato che determinerà il piazzamento europeo delle prime sei classificate: la squadra vincitrice del campionato andrà al primo turno dei preliminari di Champions, mentre la seconda e la terza andranno in Conference League, con la quarta che dovrà attendere l’esito della Coppa per sapere se andrà in Europa. Le ultime due partite, tuttavia, hanno dimostrato tutta la fragilità della squadra. Sconfitta per 3-1 contro il PAOK e debacle assoluta contro l’Olympiakos, in un derby perso per 1-5 all’Olimpico. Tralasciando le ultime due partite, che non vedremo in questa sede nel dettaglio, vale la pena porsi una riflessione: con una instabilità del genere in panchina, che costituisce ormai una costante della gestione Melissanidis, quali colpe ha Jiménez? La colpa è di aver accettato di tornare sulla panchina giallonera dopo quella magica stagione perché, così facendo, ha permesso alla dirigenza di adagiarsi sugli allori. Nell’estate 2018 Jiménez aveva vinto un campionato lungo, difficile e quasi surreale in virtù degli eventi che si susseguirono, terminando un ciclo nel migliore dei modi possibili. Di lì in poi, la società ha ingaggiato nuovi allenatori (tra cui il portoghese Cardoso e Carrera) dando loro pochissimo tempo per adattarsi al campionato e per poter imprimere un loro sistema di gioco: non appena hanno affrontato un periodo di flessione, ecco che entra in scena il loro esonero e il conseguente ritorno di Manolo, che cerca di porre rimedio con gli strumenti che ha a disposizione. Jiménez appare così come il personaggio televisivo Bob l’aggiustatutto, che vestito da operaio si cimenta nell’assestare gli edifici da lui progettati. Ma se i problemi derivano dalle fondamenta, è inutile tentare di apportare modifiche: l’edificio va demolito, vanno analizzati i problemi più grandi e ne va costruito uno nuovo, sperando di aver appreso quanto basta dagli errori commessi in precedenza.
La società non investe abbastanza nella rosa ed è troppo frettolosa nelle sue scelte, per costruire una grande squadra c’è bisogno di tempo e di pazienza, deve crearsi la giusta alchimia, è troppo semplicistico liquidare i nuovi allenatori in fretta e furia e doversi affidare ogni volta che va male all’allenatore che sì, è il più vincente degli ultimi anni, ma che sicuramente non ha poteri mistici.
Chiaramente, i problemi di cui si parla vanno presi con le pinze: non parliamo di una squadra che versa in una situazione economicamente disastrosa o che riesce a stento a salvarsi. Tutt’altro. La squadra, bene o male, si è sempre posizionata nella parte alta della classifica, riuscendo ad ottenere piazzamenti validi per le competizioni europee. La sensazione, però, è che la rosa possa esprimere molto più di quanto fatto vedere nelle ultime stagioni, soprattutto nel caso in cui vengano acquistati nuovi elementi per rafforzare la linea difensiva. I tifosi vogliono un salto di qualità definitivo, e non li si può dar torto.
Se finora la nostra analisi si è concentrata principalmente su dirigenza e allenatore, cerchiamo di dare un’occhiata anche la rosa. Partendo dai pali, ci troviamo subito di fronte una situazione enigmatica: in estate il portiere titolare, Vasilis Barkas, è stato venduto agli scozzesi del Celtic per una cifra intorno ai 5 milioni di euro. Una bella cifra con la quale si sarebbe potuto comprare un altro portiere, anche a prezzi più bassi, in modo da mettere a bilancio una discreta plusvalenza. Invece è rimasto tutto invariato, non è stato acquistato alcun nuovo portiere. Il posto da titolare è stato conteso da Tsintotas e Athanasiadis, che si sono alternati ma che non hanno entusiasmato particolarmente. In difesa troviamo Dmytro Chygrynskiy, centrale di difesa ucraino classe ’86. E’ il calciatore tecnicamente più capace della difesa, per questo lo si ritrova spesso titolare facendo da perno per il reparto difensivo. Ma complici l’età avanzata e una condizione fisica non ottimale, è spesso infortunato: l’idea sarebbe quella di averlo a disposizione in panchina come riserva di lusso, centellinando i minuti, invece la rosa corta costringe in qualche modo a utilizzarlo più del dovuto. Per sopperire alla mancanza di centrali di difesa la società è intervenuta tardi sul mercato, acquistando per mezzo milione di euro il difensore romeno Nedelcearu soltanto ad ottobre. Insieme al romeno, anche Shakhov e Tanković sono stati acquistati verso la fine del mercato, quando ormai la preparazione precampionato era bella che finita, impedendo ai calciatori di entrare per tempo dentro i meccanismi della squadra.
Ma per cercare di aggiustare un mercato estivo disorganizzato, c’è la sessione invernale. Mentre a gennaio tutte le prime cinque squadre si rinforzano con acquisti mirati, l’AEK rimane a guardare. Viene ingaggiato Panagiotis Kone come direttore tecnico, provano a prendere a parametro zero Sokratis che poi sceglierà l’Olympiakos, l’unico acquisto è quello di Oleg Danchenko, esterno destro prelevato dal Rubin Kazan per un milione e mezzo ed annunciato solamente il 31 gennaio. La società lascia andar via Paulinho, a parametro zero, che si accasa al Gil Vicente in Portogallo; anche Emanuel Insua se ne va ma solo temporaneamente, andando in prestito alla squadra argentina dell’Aldosivi.
Ma non basta, in casa AEK piove sul bagnato. Marko Livaja, dopo aver disputato i primi mesi di stagione al di sotto delle aspettative, il 17 febbraio rescinde consensualmente il contratto, che sarebbe scaduto il 30 giugno di quest’anno. I gialloneri perdono una pedina fondamentale del loro attacco, che aveva disputato una stagione strepitosa nel 2017/2018. Stavros Vasilantonopoulos con l’arrivo di Jimenez è diventato un desaparecido: utilizzato con Carrera fondamentalmente come giocatore da turnover per le partite di Europa League, da dicembre in poi non ha più visto il campo nemmeno nei minuti finali.
Nella partita di domenica scorsa, oggetto di aspre critiche è stato il difensore tunisino Hnid, che secondo i tifosi non è tecnicamente all’altezza della squadra e per cui chiedevano l’immediata cessione. Dopo la partita contro l’Olympiakos, Melissanidis si è recato dalla squadra, che è in ritiro, per avere un confronto. Nel suo discorso, ha condannato l’entrata in campo dei tifosi, che a detta sua è stata inaccettabile, ma allo stesso tempo si è preso la responsabilità di quanto accaduto durante la partita. Si è inoltre detto consapevole degli errori che sono stati commessi, che farà di tutto per correggerli e promette di fare radicali cambiamenti in estate. Per il momento sembra aver confermato anche la fiducia a Manolo Jiménez: cambiare allenatore con una semifinale di coppa alle porte e con nove partite di play-off rimaste sarebbe soltanto dannoso.
Su una cosa Melissanidis ha ragione: servono cambiamenti radicali, ma bisogna avere il coraggio di metterli in atto il prima possibile per far tornare l’AEK ai livelli che merita.
«Primo anno del Platanias in Super League nel 2012. Avevo 14 anni e ho amato questa squadra come nessun’altra. Pensa che prima ero un tifosissimo dell’Olympiakos: lascio alle spalle i vari Rivaldo, Galletti, Djordjevic e Nikopolidis per concentrarmi su una squadra che aveva appena cominciato la sua avventura nella massima serie».
Queste le prime parole di Giorgos Sapsakis, 23enne di Elafonissi (Chania, Creta), che ha voluto mettere in pratica un’idea fantastica: collezionare quanto più materiale possibile per conservare la memoria del Platanias nelle sei stagioni di fila in Super League – dal 2012-2013 al 2017-2018 – e non solo, come vedremo. Nonostante la squadra biancorossa attualmente si trovi in Gamma Ethnikì, la Serie D greca, Sapsakis continua nel suo prezioso operato, insieme all’aiuto del padre Alekos.
Α partire da una maglia che, a suo modo, ha fatto la storia: «La mia prima divisa è stata quella di Vasco Faísca (ex Vicenza e Padova tra le altre, ndr) dalla partita in cui aveva segnato il gol fantasma di testa che aveva permesso al Platanias di battere per 2-1 l’Aris nel 2014».
«A quei tempi andavo solo a prendere la maglietta dai giocatori, senza un progetto dietro. Gradualmente, accumulando materiale mi sono chiesto cosa avrei potuto fare. Così ho pensato di organizzare qualcosa di strutturato, ossia il Museo del Platanias, a partire dalla stagione 2012-2013. La stessa società mi ha regalato una maglia personalizzata durante l’ultima stagione in Super League (2017-2018, ndr) ed eravamo in ottimi rapporti».
Cosa possiamo trovare nella tua collezione all’interno del Museo?
«Ho circa 320 maglie del Platanias, praticamente tutte quelle dal 2011-2012, la stagione della promozione in Super League, fino ad oggi. Adesso ho l’hobby di raccogliere le maglie dei giocatori che sono passati dal Platanias. I più generosi con me sono Giannis Zaradoukas e Thomas Nazlidis, attuale team manager dell’Aris, perché ho praticamente tutte le maglie della loro carriera. Un altro giocatore molto gentile è Kostas Mendrinos, con cui sono ancora in contatto. In totale, dal 2012 al 2015 avevo 28 maglie, nel 2016 circa 190 e ad oggi quasi 400 match worn. Infatti, non ho solo divise del Platanias, ma anche di tutte le squadre di Super League, di Samaris del Benfica e alcune della Nazionale, tra cui una di Karagounis di un’amichevole prima di Euro 2004».
Alcune immagini dall’immensa collezione del Museo del Platanias.
Ovviamente non avrai solamente maglie…
«Αnche palloni, fasce da capitano, calzettoni e biglietti come quello della finale di Champions League tra Liverpool e Tottenham. Il 90% del materiale però è strettamente legato al Platanias. Il Museo è il primo dedicato ad una squadra greca che è stato fondato da una persona che non fa parte della società. Ηο visto che anche un altro ragazzo sta per organizzare qualcosa di simile per il Larissa e gli auguro buona fortuna».
In questo momento qual è il tuo obiettivo per il Museo?
«Completare la collezione del Platanias, raccogliendo tutto quello che è disponibile. Mi ha contattato quasi casualmente un portiere degli anni Ottanta-Novanta del Platanias e mi ha dato palloni, maglie, borsoni e scarpini da calcio di quegli anni. La stessa persona mi ha dato anche il pallone della finale di Coppa provinciale del 1990 tra Chania e Platanias, firmata dai capitani delle due squadre: per me è un reperto di grandissimo valore».
Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere un’avventura come la tua?
«Bisogna munirsi di tanta pazienza e soprattutto si deve amare quello che si sta facendo. Senza la pazienza, il tempo e la voglia non si riuscirà mai ad organizzare questo. Ho così tanta voglia che se qualcuno mi dice che ha una maglia per il Museo a 500 km da me, partirei subito senza aspettare cinque giorni per la consegna. Non penso affatto all’aspetto economico perché è indescrivibile la mia felicità quando la gente viene a visitare il museo».
Come te la cavi con le poste, visto che ti trovi in un paesino su un’isola come Creta?
«E se ti dicessi che le poste greche funzionano perfettamente? Che le poste greche siano benedette (ride, ndr). Un paio di anni fa un giocatore presente nell’anno della promozione e nella prima stagione in Super League, Igor Mirčeta, mi ha mandato dalla Norvegia la maglia del 2011-2012. Ho una maglia della stagione 1979-1980 e una dal campionato 1990-1991, quando il Platanias militava nei dilettanti. Ovviamente sono presenti anche tre o quattro maglie di Giorgos Giakoumakis(attualmente capocannoniere in Eredivisie, ndr)».
Qual è stata la maglia più difficile che hai trovato per il tuo Museo?
«Cercavo da tempo una maglia della Nazionale greca, a parte quella di Karagounis che non me l’ha mandata lo stesso giocatore. Mando un messaggio su Instagram a Fanis Gekas, spiegandogli cosa fosse il Museo, confessandogli che sarei stato onorato di avere una sua maglia. E lui mi risponde “certamente”, però me l’hanno detto in tanti… Un paio di giorni dopo, però, Fanis mi manda la foto della maglia e vedo sorprendentemente che ha la patch di Euro 2008. Quando l’ho ricevuta è come se avessi avuto la maglia di Messi. Per me Gekas è molto importante per il calcio greco: terzo marcatore della storia della Nazionale (con 24 reti, ndr) e capocannoniere della Bundesliga col Bochum. Da lì in poi ho ricevuto la maglia della Nazionale di Anatolakis da un’amichevole contro la Croazia (marzo 1999, ndr) e un’altra senza nome di un’altra amichevole di una decina di anni fa. Pochi giorni fa mi ha scritto Giannis Zaradoukas dicendomi che mi avrebbe spedito la sua maglia del debutto da titolare in Nazionale contro Israele del 2011».
Gekas in posa con la maglia e la dedica per il Museo del Platanias.
«Un’altra maglia difficile, che è arrivata in condizioni migliori di quanto mi aspettassi, è stata quella del capitano dell’Apoel Nicosia Giorgos Merkis da una partita di Europa League. Visto che ho di tutto del campionato greco e soprattutto del Platanias, attualmente cerco una maglia della Champions League…».
Merkis dell’Apoel e Zaradoukas della Nazionale: altre due aggiunte per il Museo.
Ci puoi raccontare un aneddoto curioso su uno dei cimeli del tuo Museo?
Il giovane Sapsakis con Vlachodimos
«Viene Panagiotis Vlachodimos (ala classe ’91, fratello del portiere Odysseas, ndr) in prestito dall’Olympiakos per la seconda parte della stagione 2013-2014 e noi tifosi lo accogliamo in aeroporto. Appena lo vedo gli dico: “Panagiotis, prenderò la tua maglia, ricordatelo”. La sua risposta è stata: “Non sono nemmeno arrivato e tu mi parli già di maglie?”. Comunque Vlachodimos segna una tripletta (la prima della sua carriera, ndr) nel 7-0 contro il Kalloni e appena finisce la partita vado da lui, che mi dice: “Ah, allora non ti sei dimenticato!”. Ricordo che aveva segnato anche altre reti che ci hanno permesso di raggiungere la salvezza in quel campionato».
Giorgos Sapsakis insieme al padre Alekos, con cui ha fondato il Museo
I contatti del Museo del Platanias
Lockdown permettendo, potete visitare il Museo nel paesino di Kefàli, comune di Innachòri, a circa 60 km da Chania. Se volete fare una tappa turistica da sogno, si trova a 30 km da Elafonissi, una delle più belle spiagge d’Europa. L’ingresso è gratuito.
Su Facebook potete trovarlo come Μουσείο Πλατανιά (it. Museo del Platanias), dove si presenta con due belle mantinàdes, versi in rima baciata tipici di Creta, legati al Museo e al Platanias. Su Instagram, invece, è presente come @platanias_museum. In entrambi i social ci sono le foto dei nuovi arrivi e dei pezzi pregiati, quindi vi consigliamo di seguirli. Da buon museo è anche presente su Tripadvisor.
Se siete interessati ad arricchire la collezione del Museo del Platanias, potete contattare il fondatore Giorgos Sapsakis su Instagram.
Il 25 marzo 1905, nello stesso giorno in cui 84 anni prima iniziò la guerra per l’indipendenza greca, diciotto patrioti rodioti si radunarono nel liceo Venetokleio di Rodi, situato nel quartiere di Mitropoleos, fondando l’associazione ginnastica (Γυμναστικος Σύλλογος1) Diagoras. L’allora preside della scuola urbana, Dimitrios Anastasiadis, fu uno dei principali personaggi che diede vita al Diagoras, che nei primissimi anni di vita poteva essere considerato alla stregua della Φιλική Εταιρεία2 su scala locale, in quanto l’associazione operò clandestinamente fino al 1909, salvo poi essere riconosciuta ufficialmente tra il 1910 e il 1911. Sino al 1912 Rodi e le isole del Dodecaneso costituivano la piccola parte dei possedimenti ottomani d’oltremare.
Prendendo in considerazione solamente la data di fondazione, essa rappresenta già qualcosa di simbolico: il 25 marzo, infatti, in Grecia si celebra ogni anno la festa nazionale per l’indipendenza nazionale dal giogo ottomano. Per i tifosi del Diagoras Rodi, quindi, il venticinque marzo rappresenta una giornata doppiamente celebrativa.
La società venne chiamata Diagoras in onore e memoria dell’atleta rodiota Diagora: appartenente alla nobile famiglia degli Eratidei, la sua forza e le sue capacità innate da pugile spinsero il poeta greco Pindaro a dedicargli un’intera opera, la 7ª Olimpica, nella quale viene narrata la vittoria di Diagora nella disciplina del pugilato in occasione dell’Olimpiade numero 79 (tenutasi nel 464 a.C.). Al di là della vittoria olimpica, che rappresenta l’apice della sua carriera da pugile, trionfò anche in tutti e quattro i giuochi dell’Ellade, oltre a minori agoni in Rodi, Atene, Argo, Arcadia, Tebe, ecc., ricordati tutti da Pindaro nell’ode citata. Non solo il nome, ma anche il logo della società è influenzato dal vetusto pugile rodiota: l’emblema del club è rappresentato da un’immagine che ritrae Diagora portato in trionfo dai figli.
Divenuto un mito ed un simbolo imprescindibile dell’isola, la sua fama riecheggiava (e riecheggia tutt’oggi) tra la cultura popolare di Rodi. Sin dagli inizi l’attività della società, che vedrà nascere la sua sezione calcistica soltanto nel 1925, fu infatti orientata verso lo sviluppo e la diffusione della cosiddetta idea diagorica3 (Διαγορική ιδέα), una linea di pensiero che mirava all’elevazione spirituale e morale della comunità locale, oltre che al rafforzamento dell’idea di una Grecia unita e indipendente. Questi obiettivi vennero perseguiti attraverso la diffusione della conoscenza storica e culturale dell’antica civiltà greca, che millenni prima aveva inglobato anche l’isola di Rodi. In particolare, i giovani dell’isola furono spinti ad abbracciare l’idea diagorica attraverso la promozione dei racconti dei grandi personaggi di Rodi come Diagoras, suo figlio e suo nipote, i grandi oratori e filosofi e, in generale, la prosperità commerciale e politica dell’antica civiltà insulare.
Come primo passo, venne stabilito formalmente lo scopo principale dell’associazione, il quale venne identificato con la libertà della madrepatria: questo obiettivo fu stabilito quando Rodi era ancora sotto il dominio ottomano e venne perseguito dai membri dell’associazione in gran segreto, in quanto gli scopi statuari dell’associazione erano invece lo sviluppo fisico e mentale dei membri e l’apprezzamento musicale e quello estetico. Il raggiungimento di questi obiettivi venne realizzato quando la fama dell’associazione iniziò a farsi largo: il Γ.Σ. Diagoras acquisì in poco tempo una sezione sportiva, iniziò a gestire una scuola serale per analfabeti, organizzò conferenze, pubblicò libri, mise in piedi una sezione scout, spettacoli teatrali, escursioni nell’entroterra dell’isola e molto altro. I membri della società venivano chiamati diagorides (Διαγορίδες): partecipavano tutti con entusiasmo al raggiungimento degli obiettivi preposti dall’associazione, coinvolgendo con il passare del tempo centinaia di persone, le quali iniziarono a sostenere finanziariamente il Diagoras attraverso contributi e donazioni. Divenne un polo di riferimento e di aggregazione per i greci di Rodi, che accorrevano sempre in massa ai suoi eventi. Prima dell’inizio di ogni evento, veniva suonato con la fisarmonica l’inno dell’associazione, che condensava in sé il significato dell’idea Diagorica e rappresentava il canto della gioventù di Rodi.
All’inizio del secolo scorso, quando venne fondato il Diagoras e, come accennato prima, Rodi e le isole del Dodecaneso rappresentavano i pochissimi possedimenti fuori dalla penisola anatolica rimasti sotto il controllo dell’Impero ottomano, guidato dal sultano Abdul Hamid II. Tra il 1899 e il 1901 l’Italia, approfittando dell’evidente debolezza della Sublime Porta, si affrettò a stringere accordi con la Francia, alla quale veniva chiesto il riconoscimento dell’influenza italiana sulla Libia (anch’essa territorio ottomano) in cambio dell’approvazione italiana alla penetrazione francese in Marocco. Venne raggiunta un’intesa anche con l’Inghilterra riguardo il lascia-passare sulla regione libica, ma questi accordi fecero storcere il naso all’Austria e alla Germania, con le quali l’Italia aveva appena firmato il rinnovo della Triplice Alleanza: gli accordi diplomatici stretti dall’Italia con le potenze dell’Intesa furono criticate dal cancelliere tedesco von Bülow, che definì la politica estera italiana di quegli anni come un “giro di valzer” con “un altro ballerino”, facendo riferimento alla Francia. Nel settembre del 1911, dopo aver seguito la crisi marocchina, Giolitti decise che era arrivato il momento propizio per sferrare il colpo finale, dichiarando guerra all’Impero Ottomano, dopo un decennio di lavoro diplomatico per assicurarsi il controllo de facto sulla Libia. La guerra italo-turca durò circa un anno, durante la quale le truppe italiane arrivarono ad occupare Rodi e le isole del Dodecaneso, con l’obiettivo di indebolire ulteriormente la resistenza ottomana. A guerra finita, il governo italiano ottenne il controllo sulla Tripolitania e la Cirenaica, le due zone che rappresentavano l’obiettivo principale delle mire colonialiste italiane, e continuò l’occupazione delle isole greche, su cui venne esercitata una sovranità che, nella realtà dei fatti, rappresentava quasi un effetto collaterale, e che non era prevista all’inizio del conflitto. Nonostante la pace di Losanna obbligasse l’Italia a smobilitare le sue truppe dalle dodici isole greche occupate in cambio del riconoscimento sulla Libia, questo non avvenne mai e le isole greche rimasero possedimenti italiani fino alla seconda guerra mondiale. Gli abitanti delle isole del Dodecaneso, in un primo momento e da un punto di vista storico, videro gli italiani come dei liberatori, in quanto grazie a loro si sarebbero sbarazzati del gravoso giogo ottomano che aveva portato l’arcipelago, specialmente negli ultimi 50 anni, in uno stato economico e culturale decadente.
Nei libri di storia utilizzati nelle scuole superiori italiane, i riferimenti al passato coloniale italiano delle isole del Dodecaneso vengono quasi del tutto ignorati. Eppure, se avete avuto modo di visitare una delle isole, di cui Rodi è la più grande e popolosa, avrete sicuramente notato come l’architettura e l’etimologia di moltissimi luoghi di interesse siano fortemente influenzati dallo stile italiano del secolo scorso. Nella stessa Rodi, l’impianto sportivo, di cui vi parleremo nel dettaglio tra poco, la chiesa di San Francesco e il villaggio di Kalamona, per citarne alcuni, sono tutti stati progettati dall’architetto Armando Bernabiti. Sull’isola di Leros, e più precisamente nella città di Lakki (it. Portolago), gli edifici urbani, costruiti sullo stile razionalista italiano degli anni ’30 durante l’ιταλοκρατία4, sono rimasti intatti. Lo status giuridico delle isole non fu mai definito come “colonia”, ma come “possedimento italiano delle isole dell’Egeo”, a voler rimarcare una maggiore forma di autonomia dei territori occupati. La longa manus del governo fascista sul territorio insulare greco venne affidata all’ex senatore Mario Lago, che assunse il titolo di governatore nel 1922 e che lo rimarrà per ben 14 anni, fino al 1936. Le isole, prima dell’arrivo degli italiani, erano state amministrate dalla macchina burocratica, sommaria ed arcaica, dell’Impero Ottomano; nel giro di pochi anni venne stravolto l’assetto istituzionale, lavorativo e infrastrutturale dell’isola, attraverso il rimboschimento di molte aree collinari che erano state disboscate nei secoli prima, la bonifica agraria di varie zone, la creazione di diverse industrie, l’ampliamento della rete stradale con la costruzione di oltre 400 km di strade asfaltate, l’istituzione di scuole italiane che erano affiancate a quelle della comunità locale (nelle quali però era obbligatorio lo studio della lingua italiana), e molto altro ancora. L’Italia assunse quindi i panni del paese riformatore, investendo moltissimo anche nel settore terziario, riuscendo a produrre un aumento demografico significativo. Il senatore Lago, di idee fermamente liberali, nel periodo in cui rimase governatore riuscì a non fare attecchire completamente l’ideologia fascista nel Dodecaneso, complice anche un palese disinteressamento da parte di Mussolini e dei gerarchi fascisti, che consideravano strategicamente di poco conto l’arcipelago. Inoltre, Lago si dimostrò molto più tollerante nei confronti dell’identità multietnica e religiosa della popolazione locale rispetto sia ai suoi predecessori sia ai suoi successori.
Senza dilungarci ulteriormente nella descrizione storica, che è densa di racconti e meritevole di approfondimenti, nel 1912 l’amministrazione italiana, che successe all’Impero ottomano sull’isola, incontrò al suo arrivo una associazione Diagoras molto prospera. Gli italiani furono costretti a tollerarne l’esistenza sebbene le attività dell’associazione, l’influenza che esercitava sui greci dell’isola e le sue azioni orientate verso l’unificazione nazionale fossero un ostacolo per i suoi piani. In virtù del fatto che la GS Diagoras rappresentasse un nemico interno, il podestà5 italiano in carica Alfredo Billoti era alla ricerca dell’occasione giusta per smantellarla: il pretesto arrivò nel novembre 1929, in occasione di partite amichevoli disputate tra i club della città. Purtroppo, ad oggi non non si dispone di alcun documento scritto che testimoni le ragioni specifiche riguardo la dissoluzione della società: ci si attiene pertanto ai racconti tramandati oralmente. Secondo le testimonianze di alcuni atleti, che avevano partecipato alle partite del novembre ’29, il Diagoras aveva conquistato più punti, e a cui quindi spettava la Coppa da parte del Comune di Rodi; tuttavia i giudici stabilirono che uno degli atleti del Diagoras non facesse parte dell’associazione, ed assegnarono quindi la Coppa al Dorieas, l’altra squadra cittadina. La stessa sera, gli atleti del Diagoras espressero il loro dissenso manifestando fuori dalla sede del Dorieas ad Agios Georgios, venendo inseguiti dalla polizia. Per evitare l’arresto si recarono verso Mitropoleos, quartiere dove c’era la sede della propria società, ma i poliziotti riuscirono a fermarli. Le persone fermate finirono a processo, svolto il 28 dicembre 1929, durante il quale c’erano 11 imputati: 5 dirigenti, i quali avevano permesso ai propri membri di organizzare la manifestazione senza il permesso della Sicurezza Civile, e i restanti 6 per aver cominciato la protesta. Gli ultimi, secondo l’accusa, avevano creato un “gruppo rumoroso”, andando in via Agios Georgios e provocando i membri dell’altra società con urla del tipo: “Viva il Diagoras”, “Abbasso le spie”, “Viva la Grecia”. La sentenza fu di 15 e 10 giorni di reclusione (più pena pecuniaria) per i 6 che crearono i disordini, mentre i 5 della dirigenza furono assolti. La squadra fu sciolta e l’associazione praticamente cessò di esistere.
Due anni più tardi, nel 1931, venne inaugurato lo stadio del Diagoras, un impianto sportivo che ha ospitato negli anni partite di calcio, gare di atletica e anche di ciclismo, e che fu ideato dall’architetto italiano Armando Bernabiti a forma di “U” seguendo lo stile degli antichi stadi greci. Nel periodo di occupazione italiana venne denominato “Arena del Sole”. Il giorno dopo la liberazione nazifascista della Grecia, il 9 maggio 1945, la popolazione di Rodi si diede appuntamento al porto, per aspettare l’arrivo degli Alleati. Una volta sbarcati, gli Alleati vennero condotti da alcuni giovani della città allo stadio, che venne invaso e dove venne buttato giù un cartello con la scritta “Stadio Mussolini”: da quel momento in poi l’impianto prese il nome di “Stadio Diagoras”, il quale è attualmente è di proprietà del comune di Rodi, ha 3.700 posti a sedere (di cui 600 al coperto) ed è stato dichiarato “monumento storico” dal Ministero della Cultura.
La squadra di calcio fu ricreata nel 1945, subito dopo la fine della guerra, contemporaneamente al ripristino dell’associazione. Partecipò al campionato locale dimostrando tutta la sua superiorità, mettendo in ombra tutte le altre squadre di Rodi e trionfando in maniera costante nei campionati locali nel periodo postbellico. Nel 1963 fu creata la Beta Ethniki (attuale Super League 2, corrispondente alla Serie B italiana), alla quale il G.S. Diagoras si iscrisse in rappresentanza del Dodecaneso. Per 3 anni di fila perse per pochi punti la promozione in Alpha Ethniki, arrivando secondo. Nel 1968, durante la dittatura dei colonnelli, l’allora ministro dello sport Aslanidis decise di unire tutte le squadre di calcio presenti in ogni città di provincia, in modo che in ogni città ne emergesse una forte. Nonostante le reazioni avverse da parte dei tifosi del Diagoras, che non volevano assistere alla (seconda) dissoluzione del loro storico club, le squadre di calcio di Rodi, e cioè Diagoras, Dorieas e Rodiakos, furono abolite e dalla loro fusione nacque l’ Α.Σ. Ρόδος.
La G.S. Diagoras, in seguito alla fusione, venne ristabilita da zero. Partì dal campionato locale e rapidamente ottenne la promozione in Beta Ethniki nel 1974. Nella seconda divisione riuscì a disputare soltanto la stagione 1974-75, retrocedendo in seguito nelle categorie minori e tornando in Β’ Εθνική nel 1980, come campione del campionato Nazionale Dilettanti della stagione 1979-80. Nel 1981-82 raggiunse i quarti di finale della Coppa di Grecia, dove fu eliminato dall’AEL dopo uno 0-0 a Rodi e una sconfitta per 1-0 a Larissa. Nella stagione 1985-1986 abbiamo la miglior stagione della squadra, che vince il campionato di Beta Ethniki e centra l’ambita promozione alla Alpha Ethniki, campionato nel quale rimase per 3 anni. Nel suo primo anno in A’ Ethniki nella stagione 1986-87, concluse al 13° posto su un totale di 16 squadre, ma riuscì ad ottenere notevoli vittorie in casa, come quella sul Panathinaikos per 2-0, con l’OFI per 3- 0 e contro il PAOK per 2-1. Nella stagione successiva, quella 1986-87, raggiunse le semifinali della Coppa di Grecia, dove fu eliminato dalla squadra che avrebbe poi vinto il trofeo, l’OFI. Nella stagione 1987-88 finì al 12° posto con un totale di 7 vittorie, 9 pareggi e 14 sconfitte e nel 1988-89 terminò il campionato al 15° posto, partecipando agli spareggi salvezza, nei quali solo 2 squadre avrebbero ottenuto la permanenza in A’ Ethniki, affrontando l’Ethnikò Pireo, Apollon Kalamaria, PAS Giannina, Corinto e Veria: non riuscì a salvarsi e retrocesse nel campionato cadetto, rimanendoci per 3 stagioni fino al 1992. Nel 1994 la società si fuse con l’A.S. Rodi e venne creata l’Unione Rodi-Diagoras, che fu sciolta nel 1998.
La G.S. Diagoras fu ricreata e negli anni successivi la squadra ritornò in carreggiata. Disputò con successo il campionato di Gamma Ethniki e, dopo la fine della stagione 2007-08, vinse il campionato del girone sud, ritornando in Beta Ethniki. Rimase nella seconda divisione per 3 anni ma a causa di alcuni problemi finanziari societari, il Diagoras fu costretto a ritirarsi dai campionati professionistici. Prese parte nel 2012-2013 al campionato di Delta Ethniki, arrivando ultimo al 12° posto del nono girone e venendo retrocesso nel campionato locale. Nella stagione 2016-17 vinse sia il campionato del Dodecaneso da imbattuto sia la Coppa del Dodecaneso, risalendo in terza divisione. Dalla stagione 2017-18 fino al 2018-19 ha giocato nel campionato di terza divisione, mentre dalla stagione 2019-20 gioca nel campionato di Super League 2.
1 La locuzione greca Γυμναστικος Συλλόγου viene tradotta in italiano, in senso letterale, con associazione ginnastica. È una denominazione comune a molte squadre greche, le quali nei primi anni di vita erano per la maggior parte delle società polisportive, che si occupavano anche degli aspetti culturali delle proprie comunità.
2 La Φιλική Εταιρεία fu una società segreta rivoluzionaria greca, fondata da alcuni mercanti a Odessa nel 1814, con il fine di rovesciare il dominio ottomano nell’Europa sud-orientale e per stabilire uno stato greco indipendente. La pretesa da parte della società del sostegno russo e i suoi ideali fortemente romantici convinsero migliaia di persone a entrare nelle sue fila.
3 Con il termine ιταλοκρατία (italokratía) ci si riferisce, in greco, al periodo della sovranità italiana nel Dodecaneso.
4 L’aggettivo qualificativo Diagorica è un neologismo creato appositamente da noi, per facilitare la traduzione e per sopperire alla mancanza del vocabolario italiano in questo ambito. L’aggettivo fa riferimento a Diagoras di Rodi, l’antico nonché celeberrimo pugile vincitore dei giochi olimpici nel 464 a.C.
5 Il podestà era il capo dell’amministrazione comunale durante il periodo fascista, e corrisponde oggi alla figura del sindaco.
Ci aspettavamo una sessione senza grandi spunti in questo periodo difficile sia dal punto di vista psicologico che economico. Questi presupposti sono stati smentiti categoricamente perché in un mese abbiamo visto squadre che si sono rigenerate totalmente e nomi da stropicciarsi gli occhi. In questo articolo passeremo in rassegna tutte le 14 squadre di Super League 1 con i movimenti in entrata e in uscita, il nostro giudizio e un voto.
OLYMPIAKOS Acquisti: Sokratis Papastathopoulos (centrale difensivo, 1988, Arsenal), Oleg Reabciuk (terzino sinistro, 1998, Paços de Ferreira), Kenny Lala (difensore, 1991, Strasburgo). Cessioni: Rúben Vinagre (terzino sinistro, 1999, fine prestito, Famalicão), Pape Abou Cissé (centrale difensivo, 1995, prestito, Saint-Étienne), El Arbi Hillel Soudani (attaccante, 1987, Al-Fateh), Bruno (ala, 1994, Aris), Pêpê (centrocampista, 1997, prestito, Famalicão), Rafinha (terzino sinistro, 1985, rescissione), Maximiliano Lovera (trequartista, 1999, prestito, Racing Club), Ioannis Kosti (centrocampista, 2000, prestito, Levadiakos).
La squadra del Pireo, attualmente prima in classifica in campionato a +14 dall’Aris secondo, rinforza ulteriormente la rosa anche in vista dei sedicesimi di Europa League. La società ha esclusivamente investito sul reparto difensivo, corroborandolo con l’arrivo di tre giocatori: l’acquisto di punta è senz’altro quello di Sokratis Papastathopoulos, che torna in Grecia dopo l’esperienza di due anni e mezzo passata all’Arsenal; con una carriera internazionale alle spalle, a 32 anni ha ancora diverse stagioni di fronte a sé, e sarà il perno della difesa degli erithrolefki. A disposizione di Pedro Martins è arrivato anche Oleg Reabciuk, terzino sinistro moldavo prelevato per 3.5 milioni di euro dal Paços de Ferreira, che è stato subito lanciato titolare al posto di José Holebas, troppo avanti con l’età (36) per correre sulla fascia con ritmi regolari. In ordine cronologico, l’ultimo innesto è Kenny Lala, difensore francese 29enne poliedrico che può ricoprire tutti i ruoli difensivi, con una discreta esperienza in Ligue 1. Capitolo cessioni: lascia la squadra Rúben Vinagre, calciatore il cui cartellino è detenuto dal Wolverhampton e che termina il prestito al Pireo per trasferirsi, sempre in prestito, al Famalicão; il centrale di difesa senegalese Cissé va in prestito fino a fine stagione al Saint-Étienne, che paga 600.000€ per il prestito semestrale; l’attaccante 33enne algerino Soudani, dopo un anno e mezzo con i biancorossi, si trasferisce definitivamente in Arabia Saudita, firmando per l’Al-Fateh. L’ala d’attacco brasiliana Bruno, non trovando spazio, firma per l’Aris a titolo gratuito. Maximiliano Lovera, trequartista argentino classe ’99, torna in prestito in patria al Racing Club fino a dicembre. Anche Ioannis Kosti e Pêpê vengono mandati in prestito, rispettivamente al Levadiakos e al Famalicão. Il terzino Rafinha, invece, rescinde il contratto con il Thrilos. Tra l’11 e il 13 febbraio l’Olympiakos ha rinnovato con: El Arabi (2022), Masouras (2024), Semedo (2023), Camara (2024), Ba (2024), Ranđelović (2024), Vrousai (2024), Androutsos (2023), Cissé (2024) e Tzolakis (2024).
Voto: 7 Pochi acquisti ma di qualità e funzionali per allungare la rosa, impegnata in tre competizioni.
PAOK Acquisti: Vladimir Bradonjić (ala sinistra, 1999, Radnik), Amr Warda (trequartista, 1993, fine prestito, Volos), Abdul Rahman Baba (terzino sinistro, 1994, prestito, Chelsea), Michal Krmenčík (centravanti, 1993, prestito, Club Bruges), Lazaros Lamprou (ala, 1997, fine prestito, Twente), Shinji Kagawa (trequartista, 1989, svincolato), Giannis Konstantelias (trequartista, 2003, PAOK U19) Cessioni: Dimitris Giannoulis (terzino sinistro, 1995, prestito, Norwich), Anderson Esiti (mediano, 1994, prestito, Göztepe), Moussa Wagué (terzino destro, 1998, fine prestito, Barcellona), Diego Biseswar (ala, 1988, prestito, Apollon Limassol), Rodrigo Rey (portiere, 1991, Gimnasia La Plata)
Pablo García ha dovuto rimediare ai (tanti) errori di costruzione dell’organico fatti in estate. Čolak e Murg in attacco non stavano dando i risultati sperati, con il gigante ceco Krmenčík pronto a dare soluzioni in avanti. Il grande nome è Shinji Kagawa: il nipponico era stato svincolato dal Saragozza tre mesi fa, quindi occhio alla sua condizione fisica. Amr Warda torna a Salonicco dopo un ottimo inizio di stagione col Volos e andrà praticamente a ricoprire il vuoto lasciato da Pelkas. Il terzino Baba dal Chelsea potrebbe essere l’arma in più, così come anche le ali Bradonjić e Lamprou che, tuttavia, potrebbero formare un po’ di assembramento in attacco. In uscita ci sono Giannoulis in prestito al Norwich con obbligo di riscatto in caso di promozione in Premier della squadra inglese fissato a 8.5 mln con il PAOK che avrà il 20% nel caso di una futura rivendita. Esiti e Biseswar, col secondo in enorme calo di rendimento, hanno trovato pochissimo spazio e sono stati ceduti in prestito. Menzione speciale per lo sfortunato Wagué, tornato al Barcellona dopo il terribile infortunio al ginocchio rimediato nel derby contro l’Aris che gli farà saltare tutto il 2021. Infine, dopo tre stagioni e mezzo lascia la società bianconera il portiere Rodrigo Rey che ha giocato poco (21 partite), con la scorsa annata tra Pachuca e Godoy Cruz in prestito, ma nel suo palmarès ha due Coppe e soprattutto il campionato del 2019.
Voto:5.5 Bene Warda, benino Krmenčík, Kagawa bel colpo ma è da valutare il suo stato di forma. L’assenza di Giannoulis, tuttavia, si farà sentire: perdere uno dei leader a metà stagione non è mai semplice.
ARIS Acquisti: Nicholas Ioannou (terzino sinistro, 1995, Nottingham Forest, prestito), Konstantinos Mitroglou (centravanti, 1988, Oympique de Marseille), Bruno (ala, 1994, Olympiakos). Cessioni: Toni Datković (difensore, 1993, Cartagena, prestito), Fabian Ehmann (portiere, 1998, Vendsyssel FF), Cristian Lopez (centravanti, 1989, FC Cartagena, prestito), Ali Adem (centrocampista, 2000, KF Shkupi, prestito).
I gialloneri, con una partenza di campionato incredibile, si erano assestati stabilmente al primo posto per il primo mese e mezzo, salvo poi cedere il passo all’Olympiakos. Ciononostante, sono in piena corsa per poter terminare la regular season nella zona alta della classifica. Mercato in entrata non troppo movimentato ma mirato a puntellare tutti i reparti della squadra. Il ritorno in Grecia di Mitroglou, preso a parametro zero, ha portato qualità ed esperienza in un attacco che è privo di un vero centravanti, e che ha adattato molte volte Mancini come punta per far rifiatare Manos. Il secondo acquisto è quello di Bruno, esterno d’attacco brasiliano arrivato dall’Olympiakos anche lui a zero, che era stato cercato dalla società di Salonicco anche la scorsa estate e che solo ora, dopo essere stato rilasciato dai kokkini, ha firmato un contratto di due anni e mezzo con i kitrinomavroi, che aggiungono una pedina fondamentale per il centrocampo. Come terzo acquisto, che in realtà è stato il primo ad essere ufficializzato in ordine temporale, abbiamo il prestito semestrale di Nicholas Ioannou, terzino sinistro cipriota del Nottingham Forest che arriva a Salonicco per mettere minuti nelle gambe. Lasciano la squadra, entrambi in prestito fino a fine stagione al FC Cartagena, Toni Datković e Cristian Lopez, di ruolo rispettivamente mediano e centravanti; finisce in prestito semestrale anche il centrocampista classe 2000 Ali Adem, che torna in patria al KF Shkupi per guadagnare esperienza e minuti giocati. Saluta definitivamente i gialloneri il portiere austriaco Fabian Ehmann, che in questa stagione non aveva trovato spazio nemmeno per una presenza e che si trasferisce a parametro zero in Danimarca, al Vendsyssel FF.
Voto: 6.5 Un buon mercato in ottica Europa, dopo anni dall’ultimo campionato così competitivo per i kitrinomavroi.
AEK Acquisti: Oleh Dančenko (terzino destro, 1994, Rubin Kazan) Cessioni: Petar Karaklajić (ala sinistra, 2000, prestito, Rad Belgrado), Paulinho (terzino destro, 1991, rescissione, Gil Vicente), David Simão (centrocampista centrale, 1990, prestito, Moreirense), Giannis-Foivos Botos (trequartista, 2000, prestito, Go Ahead Eagles), Marco Livaja (attaccante, 1993, rescissione, Hajduk Spalato).
Una sola entrata, ma mirata. L’ucraino Dančenko è il profilo trovato dai gialloneri per una maggiore spinta sull’out destro di difesa, reduce da un buon semestre all’Ufa con 15 presenze condite da 6 assist. I due principali obiettivi erano un portiere (viste le non esaltanti prestazioni di Tsintotas e Athanasiadis) e un difensore centrale affidabile. Arriverà lo stopper Goutas dall’Atromitos, ma sarà a disposizione solamente a partire dalla prossima stagione. In uscita ceduti in prestito le giovani ali Karaklajić e Botos, come anche il 30enne Simão, il cui contratto scade nel 2022. In uscita, oltre a Paulinho che ha rescisso, potrebbe esserci anche il terzino sinistro Emanuel Insúa, visto che il patron Dimitris Melissanidis ha espresso la propria insoddisfazione dopo una prima parte di stagione alquanto negativa. Nélson Oliveira ha il contratto in scadenza a giugno: è stato ad un passo dal Nantes ma per ora rimane all’AEK. Infine, dopo un tira e molla con la società giallonera per il rinnovo, Marco Livaja ha rescisso per tornare a giocare a casa sua, all’Hajduk Spalato, dopo ben undici anni di assenza.
Voto: 5.5 A inizio mercato servivano un centrale difensivo e, possibilmente, un portiere. Obiettivi sfumati e rosa non sufficientemente rinforzata.
Con l’esonero dell’allenatore spagnolo Dani Poyatos a novembre, a causa di un inizio stagione al di sotto delle aspettative – sia sotto il punto di vista del gioco che dei risultati – le redini della panchina sono state affidate al tecnico romeno László Bölöni, con cui i tryfilli hanno ottenuto 11 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte in 16 partite. Sono arrivate vittorie importantissime contro l’AEK, il PAOK, l’Aris e l’Olympiakos, permettendo ai biancoverdi di agguantare il 5° posto in classifica, a soli due punti dall’Aris secondo. Per quanto riguarda il mercato, il nuovo allenatore aveva chiesto di rafforzare soprattutto il reparto mediano con innesti che potessero permettere maggiore fisicità e pressing; per la prima volta nella storia del club, il calciomercato di gennaio è composto da tre acquisti, tutti e tre di origine africana. Il primo acquisto è stato Younousse Sankharé, centrocampista senegalese 31enne ingaggiato a parametro zero dal CSKA Sofia, con un’esperienza decennale in Francia tra PSG, Lione e Dijon; si è subito rivelato fondamentale, andando a segno nella vittoria esterna per 3-2 contro l’Atromitos e nel derby contro l’Olympiakos, sfornando anche un assist. A titolo definitivo arriva anche Yeni N’Gbakoto, esterno di centrocampo 29enne nazionale congolese, ex Metz e QPR. L’ultimo nuovo innesto è Cheikh Niasse, mediano classe 2000 in prestito fino a fine stagione, di proprietà del Lilla, in cui ha giocato sin dalle giovanili. Sul fronte delle uscite, il terzino sinistro 19enne Vassilis Zagaritis ha lasciato il Pana per firmare per il Parma; la società ducale ha acquistato il cartellino per una cifra intorno ai 300.000€, nonostante Bölöni avesse espresso il suo malcontento riguardo la cessione, tentando anche di promuoverlo in campo. Se ne va anche Theofanis Mavromatis, centrale di difesa che nelle ultime due stagioni non ha mai trovato spazio, firmando per l’Atromitos. L’esterno destro Antoñito Perez, classe 1987, torna in patria firmando per il Cartagena. Saluta momentaneamente il Panathinaikos Dimitrios Emmanouilidis, che raggiunge il Fortuna Sittard in prestito fino a fine stagione, per trovare più spazio.
Voto: 6+ Con una rosa già lunga, viene migliorato il centrocampo con esperienza e forza fisica, per poter puntare di nuovo alle qualificazione delle competizioni europee dopo tre anni di digiuno legato al ban della UEFA.
Calma piatta in Arcadia, con Milan Rastavac che non avrà alcun nuovo nome nella propria rosa. L’unico giocatore che ha lasciato l’Asteras è stato Giorgos Antzoulas che è andato in prestito al Cosenza in Serie B per mettere minuti nelle gambe, visto che in questo campionato è sceso in campo solamente una volta. Per il centrale 20enne non sarà la prima esperienza italiana, dato che ha giocato nella stagione 2018-2019 nella Primavera della Fiorentina di Emiliano Bigica.
Voto:6.5 La stagione sta andando davvero bene, quindi perché cambiare? Mezzo voto in più per aver tenuto l’ariete Jerónimo Barrales, dopo essere stato a un passo dall’Aris.
VOLOS Acquisti: Alberto Bueno (attaccante, 1988, svincolato), Renato Santos (ala, 1991, svincolato), Fausto Grillo (terzino sinistro-centrale difensivo, 1993, svincolato), José Rivas Gamboa (attaccante, 1998, Estudiantes), Dardo Miloc (centrocampista, 1990, Patronato). Cessioni: Erik Jendrišek (attaccante, 1986, Nitra), Amr Warda (trequartista, 1993, fine prestito, PAOK), Iker Guarrotxena (attaccante, 1992, Western United), Anastasios Karagkiozis (portiere, 1997, svincolato), Stergios Dimopoulos (centrale difensivo, 1990, Levadiakos).
La squadra della Tessaglia sembra destinata ad una salvezza tranquilla anche in questa stagione, avendo accarezzato anche la possibilità di raggiungere i playoff. Gli sviluppi sulla cessione della società da parte di Achilleas Beos ad un fondo argentino ha portato novità anche sul fronte mercato. Infatti, gli acquisti di Rivas Gamboa e Miloc nell’ultimo giorno di mercato sono, proprio come annunciato dai rossoblù, «scelte dei candidati investitori del Volos FC». Nella scorsa stagione al Trapani in Serie B, il difensore argentino Fausto Grillo è approdato al Volos dopo una prima parte di stagione senza squadra: gioca prevalentemente da terzino sinistro (o da esterno in un centrocampo a 5) ma in Grecia viene schierato da centrale di sinistra in una difesa a 4. Questo perché sull’out mancino il titolare è Franco Ferrari, che ha appena rinnovato fino al 2023, come anche Gerasimos Mitoglou, vicino di posto di Grillo in difesa, fino al 2024. In attacco, per sostituire Jendrišek, Warda e Guarrotxena, sono arrivati Alberto Bueno e Renato Santos. Bueno è una punta scuola Real Madrid (con una manciata di presenze nella stagione 2008-2009) con annate di buon livello tra Valladolid e Rayo Vallecano. Dopo un passaggio al Porto, e un’esperienza al Boavista, era rimasto svincolato e il Volos ha approfittato dell’occasione. Anche l’ala portoghese Santos ha un buon curriculum alle spalle, con due stagioni da titolare nel Malaga nelle ultime due stagioni: unica pecca è la scarsa vena realizzativa in carriera. Tuttavia, questi due nomi non sono riusciti ancora a fare bene nelle prime settimane, ma la strada è ancora lunga.
Voto: 5.5 L’assenza di Warda si sta facendo sentire in avanti e i nuovi acquisti in attacco non si sono inseriti al meglio. In difesa, tuttavia, Grillo è subito entrato tra i titolari.
Con il ritorno di Canadi sulla panchina l’estate dell’anno scorso, la società di Peristeri sperava di poter ripetere le due ottime stagioni con cui la squadra biancazzurra aveva centrato, tre anni fa e per due stagioni di fila, un piazzamento tra le prime quattro accedendo ai preliminari di Europa League. Tuttavia, due settimane fa il tecnico austriaco è stato esonerato, in seguito a una stagione non troppo brillante, seppur con un discreto vantaggio sugli ultimi posti. Nella sessione invernale arriva Mavromatis a parametro zero, rafforzando numericamente un reparto arretrato scarno; l’attacco viene completato con l’acquisto del promettente Emiliano Bullari, 19enne greco-albanese dalla primavera dell’Olympiakos e dal centravanti nigeriano Bright Edomwonyi, in prestito dall’Austria Vienna fino a giugno. Vengono ceduti Spyros Risvanis e Azer Bušuladžić, rispettivamente centrale di difesa e mediano, entrambi all’Anorthosis Famagosta.
Voto: 5.5 Con l’arrivo a parametro zero di Mavromatis, un giocatore dell’esperienza di Risvanis poteva essere tenuto, per dare maggiore solidità alla difesa. Mercato troppo inconsistente per poter ambire ai playoff, ormai irraggiungibili.
PAS GIANNINA Acquisti: Jurij Lodygin (portiere, 1990, svincolato), Nicolae Milinceanu (centravanti, 1992, Vaduz), Alexis Triadis (centrocampista, 1997, svincolato) Cessioni: Theodoris Venetikidis (portiere, 2001, svincolato)
Anche qui un mercato con pochi nomi ma buoni. A partire dal portiere che, per il campionato greco, ha un curriculum importante. Jurij Lodygin è metà greco e metà russo, che ha cominciato la carriera in Grecia e, grazie ad un’ottima stagione allo Xanthi, è stato acquistato dallo Zenit San Pietroburgo, con cui ha conquistato due campionati russi e ha giocato da titolare in tre Champions League, per poi fare brevi passaggi tra Olympiakos, Gaziantep FK (Turchia) e Arsenal Tula. A gennaio è stato ripescato dal PAS Giannina dopo sei mesi di inattività, prendendosi subito il posto da titolare. Ιn attacco arriva dal Vaduz il moldavo Nicolae Milinceanu, una punta che ha girato mezza Europa: partito dalle giovanili del Monaco ha giocato in Romania, Moldova, Bielorussia, Malta e Svizzera, per poi essere preso dal PAS: nei primi scampoli di partita ha segnato una rete contro l’Atromitos, ma la concorrenza è tanta: Pamlidis, Krizman, Léo e lo stesso Milinceanu per due maglie nel 4-4-2 di Giannikis. Un altro nome curioso è quello del centrocampista classe ’97 Alexis Triadis: nato a Herdecke (Germania), non aveva mai giocato in Grecia visto che ha militato nelle serie minori tedesche e nella squadra dell’UCLA negli Stati Uniti. Si tratta di una scelta dell’allenatore Argyris Giannikis, il quale conosce il giocatore e lo aiuterà ad ambientarsi, dato che è nato a Norimberga e ha allenato per anni nel Karlsruhe.
Voto: 6.5 Mercato contenitivo ma Lodygin è una garanzia ed è anche arrivato a soli 30 anni, che per un portiere non sono tanti. Ottimo colpo che vale mezzo punto in più.
APOLLON SMYRNIS Acquisti: André Calisir (centrale difensivo, 1990, Göteborg) Cessioni: nessuno
La squadra di Giannis Paraschos si è rinforzata in difesa con l’esperto Calisir, giocatore della Nazionale armena, e ha rinnovato con la punta Nikos Ioannidis. Abbiamo già finito il nostro resoconto per una società che, dopo il restyling operato per la promozione in Super League 1, non ha voluto stravolgere i piani.
Voto: 6 Per mettere la ceralacca sulla salvezza non serviva fare alcun colpo di scena.
La squadra isolana sta affrontando una stagione e, in particolare, un momento molto difficile: i bianconeri sono reduci da sei sconfitte di fila in campionato, occupano l’undicesimo posto in classifica e sono a solo 4 punti di distanza dal Lamia, terzultimo. La scommessa di affidarsi a Giorgos Simos, ex allenatore della primavera dell’AEK, non ha prodotto i risultati sperati, complice l’inesperienza del tecnico (che non ha allenato nessuna squadra al di fuori dell’OFI) e anche lo smantellamento della squadra, che la scorsa estate ha visto partire ben 15 giocatori, tra cui Semedo, Manos, Figueiredo e Koutroubis, acquistando principalmente calciatori giovani ma anch’essi senza esperienza. L’unico acquisto di questa sessione invernale è stato Luc Castaignos, punta centrale classe 1992, con un passato tra squadre di livello come Inter, Eintracht Francoforte e Sporting Lisbona: è reduce da due anni in Corea con il Gyeongnam, squadra che milita nella Serie B nazionale e con cui l’olandese non ha particolarmente brillato. Dopo la svendita totale della scorsa estate, a gennaio la società ha optato logicamente per mantenere tutti, senza vendere o mandare in prestito alcun giocatore.
Voto: 4.5 Mercato deludente, servivano diversi giocatori per ogni reparto con esperienza in Super League 1, per poter lottare ed ottenere più punti possibili prima della fine della regular season.
Mercato corposo per una squadra che lotta per la salvezza. I ritorni degli spagnoli Piti e Tyronne sulla trequarti alzano l’età media ma sono una garanzia, visto che conoscono l’ambiente Lamia, avendo già giocato con i biancoblù, e la qualità non manca nei loro piedi. Ιl primo è alla sua terza esperienza in squadra, mentre il secondo è stato sfortunato con l’infortunio a fine gennaio contro il Panathinaikos, saltando le ultime tre partite. Il nome più importante è quello dell’armeno Ghazaryan, ex Olympiakos: un giocatore che a Lamia, se trova la forma dei tempi migliori, può stupire. L’ala mauritana Ba arriva dai marocchini del Berkane, dopo le esperienze in Francia tra Ligue 1 (Brest, Bastia), Ligue 2 (Ajaccio) e Turchia (Gaziantep FK e Giresunspor). Dal lotto degli svincolati arrivano i greci Vlachos e Tzandaris, mentre il centrocampo si arricchisce con l’islandese Bjarnason, che aveva partecipato e giocato con la propria Nazionale nell’Europeo del 2016. Lo spagnolo Ángel Martínez ha già preso la corsia difensiva di sinistra, mentre il canadese James va a rinfoltire il centro della difesa. Con l’inizio della Super League 2, quattro giocatori hanno lasciato il Lamia per giocare nella categoria cadetta, mentre l’argentino Villalba è andato in Perù al Club UTC.
Voto:6+La risalita è lenta e con questi giocatori si cerca la salvezza. Si rinforza la colonia iberica che è sempre stata rappresentativa, mentre il resto degli innesti può essere utile alla causa. Voto di incoraggiamento.
Si rivedono nomi che avevano lasciato il campionato greco. Hélder Barbosa dal 2014 al 2016 aveva giocato nell’AEK, avendo anche avuto l’attuale allenatore del Panetolikos Traianos Dellas in panchina. Una carriera importante in Portogallo, partito dalle giovanili del Porto e con un buon triennio al Braga, per poi approdare nel campionato ellenico e infine in Turchia tra Akhisarspor e Hatayspor. Il portoghese ha firmato per un anno e mezzo: «Sono felice di tornare in Grecia, conosco molto bene il Panetolikos» le sue prime parole. Dopo due stagioni all’estero torna anche Nikos Karelis, attaccante che in gioventù prometteva molto ma non ha avuto stagioni positive nell’ultimo quinquennio. Il 33enne Edin Cocalić in difesa è un rinforzo di livello dato che è esperto e, sì anche lui, aveva già giocato in Grecia, nel biennio 2010-2012 con il Panionios. Giorgos Manthatis era un prodotto delle giovanili dell’Olympiakos, che ha giocato tra PAS Giannina, Panionios e Anorthosis (Cipro) in prestito per poi svincolarsi ad ottobre: in cerca di riscatto, ha già segnato al debutto contro l’OFI. Infine, Delvin N’Dinga è un altro conoscitore del calcio greco avendo giocato nel biennio 2013-2015 all’Olympiakos in prestito dal Monaco e rimasto svincolato dopo l’esperienza all’Antalyaspor.
Voto: 6.5 La squadra è penultima e flirta con la retrocessione diretta. A livello di nomi la sessione è stata di alto livello, ma alcuni vengono da un periodo di inattività: l’usato sicuro è la ricetta giusta per la salvezza?
LARISSA Acquisti: Adrián Colombino (regista, 1993, Montevideo Wanderers), Mathías Acuña (centravanti, 1992, Montevideo Wanderers), Adrián Jusino (centrale difensivo, 1992, Club Bolívar), Änis Ben-Hatira (ala, 1988, svincolato), Benjamin Moukandjo (attaccante, 1988, Valenciennes), Nikola Jakimovski (terzino, 1990, Trapani), Maksim Maksymenko (difensore, 1990, Kolos Kovalivka), Cessioni: Steliano Filip (terzino, 1994, Dinamo București), Vangelis Platellas (ala, 1988, Ionikos Nikeas), Gabriel Torje (attaccante, 1989, Bandırmaspor).
I vyssini stanno disputando la peggior stagione da quando, nel 2016, sono tornati nella massima serie. Sulla panchina è stato richiamato Gianluca Festa, principale fautore della salvezza ottenuta due anni fa, dopo aver esonerato in sei mesi già due allenatori. In concomitanza con l’arrivo del nuovo tecnico il patron Kougias ha acquistato moltissimi giocatori, per cercare di salvare una stagione negativa. Per l’attacco sembrava tutto fatto per l’attaccante argentino Bruno Baranco, in forza all’Olympiacos Volos, ma il trasferimento è saltato poiché il giocatore e la sua famiglia volevano un contratto più corto di quando stabilito inizialmente. La squadra della Tessaglia ha allargato il proprio orizzonte calcistico, andando a ingaggiare tre calciatori sudamericani, di cui due dal Montevideo Wanderes: a centrocampo è stato preso il mediano ed ex capitano della squadra uruguagia Adrián Colombino, che ha firmato un contratto di due anni e mezzo; l’attacco è stato rinforzato da Mathías Acuña, compagno di squadra di Colombino al Montevideo, mentre il terzo sudamericano è il nazionale boliviano Adrián Jusino, difensore centrale 28enne. Per il reparto offensivo spiccano anche i nomi di Ben-Hatira, che ha giocato per l’Amburgo, l’Hertha Berlino e l’Eintracht Francoforte, salvo poi perdersi e finire svincolato, e di Benjamin Moukandjo, camerunense che ha girovagato prima in Francia e poi in Cina. Sulla fascia, in difesa, viene preso il macedone Nikola Jakimovski, ex Trapani, Benevento e Bari, voluto personalmente dal tecnico italiano per far fronte all’assenza di un terzino sinistro. Il reparto arretrato viene completato dall’ucraino Maksim Maksymenko, centrale 30enne del Kolos Kovalivka. Per quanto riguarda il capitolo cessioni, lasciano la squadra Filip, che torna in patria alla Dinamo București, Platellas che si aggrega allo Ionikos Nikeas in SL2 e Torje, jolly offensivo che si accasa al Bandırmaspor.
Voto:6+Moltissimi acquisti che Festa dovrà cercare di integrare nella rosa, per evitare di perderli nei profondi meandri dell’organico.
Una foto degli studenti universitari greci che, indossando dispositivi di protezione individuale, marciano per le strade di Atene per protestare contro la nuova legge governativa, che tra le altre cose stabilisce la presenza di un migliaio di poliziotti all’interno delle università. REUTERS/Alkis Konstantinidis
Premessa doverosa: con questo articolo intendiamo spiegare, al meglio delle nostre possibilità e conoscenze in campo giuridico e sociologico, il funzionamento dell’istruzione greca soprattutto per quanto riguarda gli istituti terziari, vale a dire le università, per cercare di comprendere meglio quello che sta accadendo in Grecia in questo preciso periodo storico. Ripercorriamo in modo approfondito le leggi principali che hanno modificato il quadro istituzionale dell’organizzazione educativa, lungi dall’esprimere giudizi di alcun tipo. Buona lettura, per chi vorrà.
Per spiegare quello che sta succedendo in questi giorni in Grecia, è necessario partire da lontano. In seguito alla caduta della giunta dei colonnelli, causata in parte proprio dalle rivolte del Politecnico di Atene, la prima grande riforma concernente il mondo universitario fu attuata nel 1982, attraverso la legge numero 1268. Approvata dal Parlamento, presieduto dall’allora Primo ministro Kostantinos Karamanlis, la legge stabiliva alcuni principi generali, tra cui anche il cosiddetto “asilo politico” contenuto nel secondo articolo:
Articolo 2: libertà accademica e asilo accademico
La libertà accademica nell’insegnamento e nella ricerca, così come il libero scambio di idee, sono salvaguardate negli istituti di istruzione superiore.
L’imposizione di alcune opinioni e idee scientifiche e l’esclusione di altre, e la conduzione di ricerche riservate non è consentita.
a) Tutte le persone impiegate negli istituti di istruzione superiore, nonché gli studenti, sono liberi di esprimersi collettivamente attraverso i loro sindacati, le cui funzioni devono essere agevolate dall’autorità universitaria.
Per salvaguardare la libertà accademica, la libertà della ricerca scientifica e il libero scambio di idee, viene riconosciuto l’asilo accademico.
L’asilo accademico copre tutti i terreni e gli edifici di livello superiore istituzioni educative; vieta qualsiasi tipo di intervento di forza pubblica all’interno di questi luoghi senza l’invito o il permesso dell’organo preposto all’istituto di istruzione superiore in questione.
In soldoni, veniva promossa la creazione di sindacati universitari sia per studenti che per docenti, i quali dovevano essere supportati ed aiutati dall’università, e soprattutto veniva stabilito l’asilo accademico (πανεπιστημιακό άσυλο), uno speciale status di protezione valido su tutto il suolo occupato dalle varie strutture universitarie, che impediva l’ingresso da parte delle forze dell’ordine senza l’esplicito consenso da parte del Senato accademico, eccezione fatta in caso di crimini contro la vita. Per completezza, il Senato accademico costituisce un organo collegiale formato da tre persone: il rettore, il rappresentante dello staff di insegnamento e ricerca, il rappresentante degli studenti.
Ma cosa spinse realmente l’assemblea legislativa nazionale ad approvare una legge del genere? La risposta risiede nella precedente esperienza dittatoriale. Il regime dei colonnelli ebbe una storia di interventi militari drastici nell’istruzione terziaria, controllando sia il personale docente che il corpo studentesco. Dal momento in cui Georgios Papadopoulos e gli altri gerarchi si insediarono, nominarono in ciascuna università un commissario governativo che esercitava pieno controllo. Durante il settennato si procedette inoltre all’epurazione del personale accademico, con licenziamenti e prepensionamenti, creando nel contempo un grandissimo numero di nuovi posti lavorativi.
Dopo il collasso della giunta, uno dei temi più dibattuti da parte dell’opinione pubblica fu la riforma totale del sistema educativo a tutti i livelli. Sollecitato dall’influenza dei movimenti studenteschi, il nuovo governo di unità nazionale proseguì con la rimozione degli impiegati fedeli della giunta dall’istruzione terziaria, attraverso con l’atto costituzionale del 3 settembre 1974, relativo al ripristino della legittimità nelle istituzioni educative superiori (AEI). L’atto costituzionale prevedeva sanzioni disciplinari nei confronti di coloro che avevano collaborato con il regime al di là dei propri doveri legali e istituiva la nascita del Consiglio disciplinare speciale, cui compito era esaminare le denunce contro qualsiasi altro accademico che avesse manifestato comportamenti antidemocratici e che avesse aiutato il regime militare in altri modi. Questo corpo speciale comprendeva quattro giudici e quattro accademici scelti dal governo: erano stati tutti perseguitati dalla dittatura. Anche il Ministero dell’Educazione fu assegnato a personalità che avevano preso parte nella lotta contro la dittatura.
Moltissimi studenti decisero di denunciare casi di intimidazioni e violenze al Consiglio disciplinare, che avrebbe dovuto decidere se aprire un procedimento penale nel caso le delazioni fossero state supportate da prove valide. Alla sbarra degli imputati finirono 84 professori e nove assistenti: di questi solo 15 furono assolti, con un totale di 75 docenti rimossi permanentemente dai loro incarichi. I due processi nei confronti dei collaboratori universitari della giunta, organizzati a pochi mesi di distanza l’un l’altro, furono molto importanti. In primis perché furono mobilitati molti giudici, a simboleggiare il desiderio di giustizia da parte dello Stato e, in secondo luogo, perché un ruolo molto importante fu assunto dal corpo studentesco, coinvolto in prima persona nel processo di defascistizzazione delle università. Tuttavia, le cosiddette “purghe” per ristabilire la democratizzazione universitaria, furono messe in atto soltanto per le università, mentre i restanti settori dell’istruzione pubblica non furono toccati e un numero significativo di impiegati nominati durante la Giunta conservarono il proprio posto di lavoro.
Dopo altre vicissitudini legate alla riforma dell’istruzione che impegnarono la neonata Repubblica Greca, che non riportiamo per evitare di dilungarci ulteriormente, terminiamo il nostro piccolo excursus e torniamo alla grande riforma del 1982.
Proprio per evitare di ripetere il tragico epilogo delle rivolte al Politecnico di nove anni prima, la legge numero 1268 fu un enorme passo in avanti rispetto agli anni oscuri dei colonnelli: una legge che stabiliva principi giuridici moderni, democratici e allineati a quelli degli altri paesi europei. Con il passare degli anni, fino ai giorni nostri, l’opzione da parte dei rettori di far entrare le forze dell’ordine è stata esercitata di rado (soltanto 3 volte), principalmente a causa della paura per la propria incolumità fisica e per evitare di istigare maggiori violenze all’interno dei campus.
L’asilo accademico è stato confermato e mantenuto anche con la legge 3549/2007, che ebbe per oggetto la revisione della legislazione riguardante la struttura e il funzionamento degli istituti di istruzione superiore garantendo ulteriormente l’autogoverno degli istituti terziari, aumentando la loro responsabilità sociale e promuovendo ulteriormente la democrazia e la trasparenza nelle loro funzioni.
Il sistema universitario è stato nuovamente oggetto di aspre critiche anche quattro anni dopo quando, la disposizione di legge 3549/2007 contenente la libertà accademica, fu abrogata dalla legge 4009/2011, comunemente nota come legge Diamantopoulou, che prende il nome dall’allora ministro dell’istruzione.
Prima di addentrarci in maniera approfondita nei meandri della legge, lunga e controversa, è giusto porre in chiaro che le università greche sono apparati pubblici, non statali: questo particolare concetto di autonomia, che salvaguarda la libertà accademica e scientifica, è abbinato alla forma di autogoverno attraverso cui vengono gestite le università. L’autogoverno è garantito dalla Costituzione greca, che considera le università come “entità giuridiche di diritto pubblico dotate del pieno potere di autogoverno”; tuttavia, queste istituzioni funzionano sotto il controllo dello Stato e hanno il diritto di essere finanziate da esso e funzionano in conformità con le leggi che riguardano le loro organizzazioni.
Tornando alla legge Diamantopoulou, approvata in Parlamento da PASOK, Nea Dimokratia e LA.O.S., è stata considerata da molti critici come astratta e troppo tecnica. Il tema della “qualità dell’istruzione” è stato la colonna portante del nuovo testo legislativo, il quale richiedeva alle singole università di garantire ai propri studenti certi standard per quanto concerne programmi e premi (borse di studio, sovvenzioni, etc), oltre ad un maggiore impegno nello sviluppo di una cultura che riconosca l’importanza della qualità e della garanzia della qualità nel loro lavoro. La sensazione di molti accademici è che il concetto di qualità fosse stato in qualche modo reso “predefinito”, un termine trascendentale privo di un reale significato, basato esclusivamente sui parametri internazionali richiesti senza nemmeno tenere conto del contesto socio-culturale locale.
Per quanto riguarda invece il lato economico, in primis la legge stabiliva l’introduzione di tasse universitarie: una novità assoluta, in quanto prima di allora l’istruzione era sempre stata gratuita e pubblica. In secondo luogo, riduceva il già modesto finanziamento statale, costringendo gli istituti a cercare finanziamenti nel settore privato. Sono state apportate anche altre modifiche: l’asilo accademico veniva abolito e veniva modificato perfino l’autogoverno degli istituti, con la gestione dell’università che passava nelle mani di membri al di fuori della comunità accademica e, ultimo ma non meno importante, si istituiva la riorganizzazione dei curricula sulla base di un approccio strumentale, in modo che gli studenti acquisissero capacità e competenze per ricoprire posizioni necessarie nel mercato del lavoro ma anche nella stratificazione sociale prescritta.
È meritevole di approfondimento la questione legata al governamento dell’università. L’articolo 8 comma 1 della nuova legge istituisce il Consiglio dell’Istituzione, un nuovo organo che supervisionerà e approverà le dinamiche interne degli istituti, governando de iure l’università. Il consiglio è composto da quindici o nove membri, a seconda delle dimensioni dell’università. Otto (o cinque) sono membri della comunità accademica e sette (o quattro) sono membri esterni che non hanno alcun rapporto organico con l’istituzione. Questa clausola violava l’autogoverno tutelato dalla costituzione dell’università introducendo al suo governo persone estranee all’istituzione. Oltre ciò, il nuovo modello amministrativo tiene fuori dalla governance la maggioranza dei docenti universitari (docenti e assistenti) in quanto possono eleggere ma non essere eletti (sono ammessi alla carica solo assistenti a tempo pieno e professori associati), e riduce al minimo la partecipazione degli studenti. Il Senato accademico viene relegato a un ruolo meramente consultivo.
È opportuno ricordare che questa riforma fu approvata in uno dei momenti più bui per la Grecia negli ultimi 50 anni: poco meno di due anni prima il primo Ministro Giorgos Papandreou aveva rivelato la falsificazione dei bilanci economici, approvati dai precedenti governi, con l’obiettivo di entrare a far parte dell’Unione Europea. Il debito pubblico inizia a crescere ma non attrae gli investitori, si dà il via alla prima di una lunga serie di prestiti economici e misure di austerità. La riforma dunque rientra in un più largo piano, portato avanti dal partito PASOK, per cercare di fermare l’emorragia economica interna, spingendo sempre di più l’università nelle mani del settore privato. La legge Diamantopoulou rientra nella celeberrima “rivoluzione dell’evidenza”, propugnata dall’ex Primo Ministro Giorgios Papandreou, che avrebbe dovuto spalancare le porte a una nuova epoca.
L’università viene così trasformato in un mezzo per raggiungere il fine; la sua ricerca, le sue missioni ed obiettivi verranno in gran parte dettati dalle esigenze del mercato, mentre lo Stato si divincola dalle proprie responsabilità stabilite nell’articolo 1 della legge 1268/1982, di cui vi abbiamo parlato prima.
In seguito all’approvazione della legge Diamantopoulou, la reazione da parte degli studenti universitari è stata molto forte. Trecentocinquanta facoltà occupate per un mese, disordini contro le forze dell’ordine, impossibilità di svolgere lezioni e/o esami. La Federazione delle associazioni degli insegnanti universitari (POSDEP), assieme al personale docente della facoltà di economia di Atene, si opposero alle modifiche legislative ma al contempo condannarono le proteste che, a detta loro, non potevano rappresentare un alibi per l’interruzione del funzionamento delle istituzioni. La ministra Diamantopoulou, vista e considerata la situazione paralizzante, si rivolse sia ai manifestanti che ai docenti: avvertì gli studenti coinvolti nelle proteste che non sarebbero stati accreditati per il primo semestre, che sarebbe dovuto iniziare ad ottobre, in caso avessero continuato a scioperare e, in secondo luogo, esortò i professori a chiamare la polizia per sfrattare gli studenti, in quanto l’asilo accademico era stato abrogato. La riluttanza da parte del corpo docente evitò quest’ultima opzione, temendo possibili ritorsioni e ulteriori danni.
Molti rettori, vicerettori e professori senior rifiutarono di far parte degli organi a cui fu affidata la responsabilità di attuare le nuove disposizioni legislative entro periodi specifici e ristretti. In particolare, la legge prevedeva la partecipazione di due ex rettori e tre ex vice-rettori ai comitati ad interim di ciascuna università, i quali avrebbero dovuto eleggere i membri dei nuovi consigli di amministrazione, che dal 2011 governeranno le università.
Tra gli accademici boicottanti c’erano Konstantinos Moutzouris e Gerasimos Spathis, rispettivamente ex rettore e vicerettore del Politecnico di Atene. Moutzouris rivendicò motivi personali alla base della sua non partecipazione al comitato di cinque membri, mentre Spathis invitò i suoi colleghi professori a rifiutarsi di partecipare in modo tale che la legge divenisse inattuabile. Spathis, inoltre, affermò che la modifica alla legislazione non solo era incostituzionale, ma avrebbe portato “conseguenze traumatiche” per il contenuto e la sostanza degli studi universitari e avrebbe riportato le università “a un periodo di oligarchia e ad un modello di gestione autocratico”.
La condanna più forte nei confronti delle riforme di Diamantopoulou arrivò dal Senato dell’Università di Creta, che affermò che la nuova legislazione aveva sovvertito il concetto di università e tentato di sostituirlo con un’istruzione superiore di tipo collegiale, basata sulla fornitura di determinati programmi di studio piuttosto che su conoscenze scientifiche fondamentali.
Christos Papoutsis, l’allora ministro per la protezione dei cittadini, accusò i rettori di favorire le occupazioni studentesche nel tentativo di “resistere alla modernizzazione tentata dal governo”.
I problemi politici di Diamantopoulou, tuttavia, non si limitarono all’istruzione universitaria. Gli alunni delle scuole primarie e secondarie scoprirono di non avere libri quando tornarono a scuola il 13 settembre. La motivazione ufficiale fu che i funzionari si dimenticarono di farli stampare, mentre la critica insinuò che si trattasse di una misura di risparmio sui costi. La situazione fu arginata con delle fotocopie dei capitoli per coprire il periodo fino a Natale, quando i libri furono pronti a un costo stimato cinque volte superiore alla stampa dei libri.
Facendo un passo avanti fino a tempi più recenti, nel 2017 la norma sull’asilo accademico è stata ripristinata con l’adozione della legge 4485/2017 durante il governo del partito Coalizione della Sinistra Radicale (SYRIZA), la cui ascesa al potere nelle elezioni legislative di gennaio e settembre 2015 sembra essere vista da molti osservatori come una reazione alle politiche economiche imposte dall’U.E., come la “troika europea” (insieme di creditori composto dalla Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale).
Questa legge stabiliva che l’anno accademico del secondo di ciclo di istruzione (scuole superiori, inclusi licei, istituti tecnici e professionali) inizia il primo settembre e termina il 31 agosto dell’anno successivo, suddividendo il programma educativo di ogni anno accademico in due semestri. Un sistema quasi identico a quello in vigore in Italia. Inoltre, il regolamento del programma del secondo ciclo prevede la frequenza a tempo parziale per studenti lavoratori e non lavoratori. La durata non dovrebbe essere superiore al doppio della durata del programma a tempo pieno.
Vengono inoltre classificati i vari dipartimenti delle università, divisi in quattro ambiti:
Scienze umanistiche e diritto e scienze sociali, che comprendono: filologia, diritto, sociologia, lingue straniere
Scienze naturali e tecnologiche, che comprendono: matematica, fisica, architettura, ingegneria civile
Salute e scienza della vita, che comprendono: medicina, farmacia, odontoiatria, biologia
Scienze economiche e informatiche, che comprendono: economia, amministrazione aziendale, contabilità e finanza
Dopo una tortuosa e approfondita analisi delle modifiche legislative passate, arriviamo finalmente alle elezioni parlamentari del 2019, valide per eleggere i 300 membri del Parlamento ellenico (organo monocamerale). La legislatura guidata dal Primo ministro uscente Alexis Tsipras, in realtà, sarebbe dovuta durare qualche altro mese, ma in virtù della vittoria del partito di centro-destra Nea Dimokratia alle elezioni europee tenutesi a maggio 2019, venne deciso di indire nuove elezioni subito. Le elezioni (le prime da quando l’età per votare è stata abbassata a 17 anni) non tradirono le attese ed il partito ND guidato da Kyriakos Mitsotakis ottenne il 40% dei voti, ottenendo la maggioranza assoluta e vincendo 158 seggi.
In campagna elettorale uno dei temi più dibattuti era l’asilo accademico, che ND avrebbe abolito in pochi mesi e che fu reso un fulcro all’interno dei piani per migliorare la sicurezza pubblica. Il neo Primo ministro Mitsotakis si era espresso duramente a riguardo, asserendo che la vecchia legge che garantiva l’asilo accademico ha trasformato i campus in covi di criminalità e in zone interdette alla polizia.
Non vogliamo la polizia all’università. Tuttavia, vogliamo sbarazzarci degli hoodies che sorvegliano le vite degli studenti – riferendosi ai sedicenti anarchici che spesso cercano rifugio negli edifici del campus. Durante la tipica vita di uno studente, (lui/lei) vedrà facoltà controllate da diversi gruppi, droghe e scantinati pieni di bombe a benzina e hoodies.
L’opinione pubblica si divide: da una parte abbiamo la fazione secondo cui l’asilo accademico abbia contribuito a creare una cultura della violenza e che non sia più utile, dall’altra parte abbiamo l’idea che la legge sull’asilo sia parte integrante e sana della democrazia, descritta come una garanzia della libera circolazione delle idee.
Nell’agosto 2019, come prima azione ufficiale del nuovo govrno, la norma sull’asilo accademico viene nuovamente abrogata dalla legge 4623/2019: l’opposizione afferma che l’abrogazione totale della norma sull’asilo sia anticostituzionale, violando l’articolo 16 della Costituzione che sancisce il diritto all’istruzione, alla libertà accademica e alla libertà di insegnamento; Nea Dimokratia sostiene invece che l’articolo 16 non garantisce esplicitamente l’asilo accademico e che è obbligo costituzionale del governo proteggere l’attività accademica da interruzioni, le quali secondo loro sono causate a volte come conseguenza dell’abuso della norma sull’asilo.
In un paese economicamente allo stremo dopo un decennio di crisi e misure di austerità, e che certamente non è nuovo a proteste e dimostrazioni popolari (a prescindere dagli ultimi tempi), la rabbia da parte degli studenti universitari si fa sentire nuovamente, assumendo forme violente. Nonostante la nuova legge, teppisti e gruppi anarchici hanno continuato a terrorizzare la comunità accademica in Grecia. Uno degli attacchi più significativi è accaduto quattro mesi fa, ad ottobre 2020, quando il decano di Economia e Commercio dell’Università di Atene, Dimitris Bourantonis, è stato tenuto prigioniero e costretto a tenere un cartello in mano con la scritta “Solidarietà agli occupanti” dai suoi aggressori. Il gruppo di anarchici ha inoltre saccheggiato il suo ufficio, distruggendo attrezzature e mobili, dipingendo le pareti con le bombolette spray con simboli anarchici.
L’immagine del professore Dimitris Bourantonis che, in ostaggio del gruppo anarchico, tiene legato al collo un cartello con scritto “solidarietà agli occupanti”.
Per arginare definitivamente il problema delle violenze nei campus, lo scorso mese è stato redatto e presentato dai ministri Kerameus (Istruzione) e Chrysochoidis (Protezione civile) un disegno di legge che ha per oggetto la riforma universitaria. Il progetto di legge propone limiti di ulteriori due anni per coloro che completano lauree quadriennali e tre anni supplementari per coloro che frequentano programmi che durano più di quattro anni. Ma il vero punto cardine della riforma riguarda la sicurezza all’interno dei campus: essa prevede la presenza di 1.000 guardie in divisa e disarmate nei campus universitari greci. Queste guardie risponderanno alle forze di polizia greche e avranno compiti simili a quelli della polizia. Inoltre, l’ingresso ai campus universitari sarà più controllato e potrebbe includere sistemi di sicurezza e controlli.
Lo scorso 11 febbraio si è tenuto, in Parlamento, il dibattito sul disegno di legge, che ha visto venire approvata la riforma, divenuta legge. Fuori dal palazzo Reale di piazza Syntagma circa 5.000 persone, perlopiù studenti universitari, si sono radunati per marciare ed esprimere il loro dissenso; duecento persone hanno cercato il contatto con le forze dell’ordine, ingaggiando una sassaiola con la polizia antisommossa. Sono stati usati gas lacrimogeni per disperdere le proteste, con la polizia che ha arrestato 52 persone. Le forze dell’ordine sono state criticate dopo che, sui social media, sono circolati video in cui alcuni agenti spingevano violentemente alcuni fotoreporter; uno di loro è stato picchiato mentre riprendeva le proteste.
I dimostranti sembrano non avere intenzione di fermarsi: la situazione è critica, ora tocca al governo cercare di evitare che le proteste degenerino come accadde nel 2008 in seguito all’uccisione del 15enne Alexandros Grigoropoulos, quando causarono centinaia di milioni di euro di danni.
Le 20 reti (con due poker e una tripletta) nelle prime 19 giornate in Eredivisie hanno portato Giorgos Giakoumakis ad essere nel giro di pochi mesi l’idolo del VVV-Venlo. Il ristorante greco Kreta, situato proprio nella città limburghese, nella mattinata di ieri ha pubblicato sui propri social un nuovo piatto (gyros e bifteki con insalata, tzatziki, riso e patate a 15€) battezzandolo proprio col nomeGiakoumakis. Abbiamo intervistato Elena Tsatsou, proprietaria dell’attività, che in queste ore ha avuto un notevole risalto dal punto di vista mediatico, con l’iniziativa citata da numerosi siti greci e anche dal De Telegraaf.
«Sapevo dell’esistenza di un calciatore greco qui a Venlo. Alcuni clienti mi mandavano dei messaggi su Facebook dicendo quanto fosse forte e proponendomi di dare il nome di Giakoumakis a un piatto. All’inizio non ho dato così tanta importanza, poi me lo chiedeva sempre più gente e mi sono detta: “Non sarebbe una brutta idea, così vengono più persone a guardare la pagina per la nostra offerta”. Così ieri mattina ho pubblicato il piatto speciale sulla pagina del nostro ristorante». Ed è stato un successone, con quasi 200 reazioni, 90 commenti e 45 condivisioni solo su Facebook.
Questa chicca è arrivata anche alle orecchie dello stesso Giorgos Giakoumakis: «Sempre ieri gli abbiamo scritto su Instagram, parlandogli del piatto e dicendogli che eravamo fieri di lui. Ci ha risposto ringraziandoci e promettendoci di passare a trovarci nei prossimi giorni: ora non saprei se è stato solo gentile o se effettivamente verrà qui» ci dice Elena, che rivela anche un altro retroscena: «Un nostro cliente olandese, tifoso pazzo di Giakoumakis, voleva regalare al giocatore un poster, chiedendo anche a noi di contribuire. Noi gli abbiamo offerto una cena per due nel nostro ristorante, ma sfortunatamente è arrivato il lockdown (nei Paesi Bassi i ristoranti sono chiusi al pubblico dallo scorso 15 ottobre, ndr) e non ha fatto in tempo».
«Solo nella giornata di ieri, dopo il nostro post, abbiamo avuto tantissimi ordini nel nostro ristorante. – prosegue Elena Tsatsou – Questo ci aiuta sia economicamente che dal punto di vista dell’immagine. Addirittura gli olandesi ci mandavano messaggi con gli articoli greci su di noi. Sinceramente non me l’aspettavo tutto questo clamore, lo volevo fare solo per strappare qualche risata ma si è rivelato un grande successo».
Il ristorante Kreta collabora con il servizio online di ordinazione e consegna pasti InVenlo, il quale andrà dalla società del VVV «affinché Giakoumakis possa venire da noi a ritirare il piatto dedicato a lui. Oppure potrebbe, con la sua bicicletta, portare come fattorino il suo piatto ad un tifoso».
Quindi l’interessante operazione marketing sul giocatore greco potrebbe non finire qui. E la scorsa settimana è approdato al VVV-Venlo, in prestito dall’Ascoli, anche l’ex Panathinaikos Christos Donis: chissà se anche lui verrà adorato dai tifosi gialloneri…
Come vi avevamo anticipato qualche giorno fa, la notizia che ha infiammato questa sessione di mercato invernale è indubbiamente il ritorno di Konstantinos Mitroglou in Grecia. Con l’ufficialità del trasferimento, il bomber classe ’88 torna in patria legandosi all’Aris, firmando un contratto di un anno e mezzo.
Con questo articolo cercheremo di ripercorrere la carriera di uno dei giocatori greci più prolifici dell’ultimo decennio, che vanta un palmarés internazionale degno di nota.
Mitroglou nasce il 12 marzo 1988 a Kavala, città situata nella Macedonia orientale. I genitori, a pochissimi anni di distanza dalla nascita di Kostas, decidono di trasferirsi in Germania a causa di difficoltà economiche, in una cittadina vicino Duisburg. Si approccia subito al mondo del calcio: già dall’età di cinque anni era solito calciare il pallone insieme al papà, il quale aveva giocato come portiere con la squadra dilettantistica del quartiere. A 11 anni impressiona tutti, segnando 24 goal in 16 partite con il Maura Poulia. Dei suoi notevoli numeri se ne accorge il Duisburg, che nel 2001 lo rileva, facendogli firmare il suo primo contratto professionistico; Kostas viene aggregato nell’under 17, mentre la prima squadra rimane stabilmente nella Zweite Bundesliga, il secondo livello del campionato tedesco, piazzandosi sempre a metà classifica.
Nel 2005 lascia il Duisburg per unirsi al Borussia Mönchengladbach: anche qui continua la sua trafila tra le giovanili del club, dove colleziona 23 presenze in due stagioni. Nel 2007 arriva anche la prima convocazione della nazionale greca per l’Europeo under 19, disputato in Austria. La Grecia, grazie al tandem offensivo Mitroglou-Ninis, arrivò in finale dove però dovette arrendersi alla Spagna, che grazie a un goal di Parejo portò a casa il trofeo. Mitroglou riuscì a segnare tre goal in tutto il torneo, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere insieme al tedesco Ben Hatira e al francese Monnet-Paquet.
In patria il suo nome inizia a farsi largo, in molti si accorgono di lui. L’Olympiacos brucia la concorrenza e lo acquista, versando nelle casse del club tedesco una cifra intorno ai 200.000 euro. Nel luglio 2007, all’età di 19 anni, Mitroglou torna in patria dopo tanti anni, firmando un contratto quinquennale. Si unisce subito alla prima squadra, allenata al tempo da Takis Lemonis, prendendo parte al ritiro estivo a Seefeld, Austria. Nonostante le iniziali difficoltà, dovute in gran parte alla scarsa conoscenza della lingua greca, le qualità del centravanti non fanno affatto fatica ad emergere. Segna il suo primo goal con i kokkini nella partita di Kypello Elladas contro il Diagoras, vinta per 2-1: sulla fascia di destra Galletti salta un avversario e crossa in mezzo, un difensore della squadra di casa colpisce la palla di testa e la regala a Mitroglou che, all’altezza del dischetto, calcia di prima gonfiando la rete.
Arriva anche il primo goal in Super League nella partita casalinga vinta 4-0 contro il Levadiakos. A fine stagione, colleziona dodici presente accompagnate da 4 goal e un assist. Vince campionato (il 36esimo per l’OSFP) e Supercoppa, vinta per 1-0 contro il Larissa, proprio grazie ad un suo goal. Come inizio è promettente.
Nella stagione successiva, quella 2008/2009, Ernesto Valverde viene appuntato come nuovo allenatore dell’Olympiacos. Il coach spagnolo non apprezza del tutto le caratteristiche tecniche di Mitroglou, a cui preferisce un profilo più dinamico, in virtù della sua idea di un calcio offensivo. Sebbene ci siano motivazioni di tipo tecnico-tattico alla base delle scelte di Valverde, il carattere ribelle del calciatore non ha aiutato. Già, perché la stampa greca al tempo lo aveva descritto come quel tipo di giocatore che, non appena entra in campo, si immerge in un mondo tutto suo, senza prestare troppa attenzione a quello che lo circonda. Un tipo di calciatore non troppo ligio alle regole, a cui non bisogna porre delle “restrizioni” per controllare la sua incontrollabile spontaneità. Gli veniva anche attribuita una peculiare “audacità calcistica”, caratteristica molto ricercata dagli allenatori, una dote comune a pochi. Sul piano personale invece veniva descritto come una persona a cui piace molto fare scherzi, che sfodera tagli di capelli discutibili e che, più in generale, è molto allegra.
Questa descrizione comportamentale, che tra le altre cose non rappresenta una novità per gli amanti del calcio (di calciatori esuberanti se ne sente parlare spesso), potrebbe non aiutarvi ad inquadrare in toto il soggetto. Due episodi, di cui uno accaduto durante la stagione 2008/2009 e il secondo (ve ne parliamo tra poco) durante la stagione successiva, possono chiarirvi le idee. Il 13 agosto 2008 i kokkini affrontano l’Anorthosis, nella partita valida per l’andata del terzo turno di qualificazione di Champions League. La trasferta a Cipro si trasforma in una disfatta: l’Olympiacos perde con un sonoro 3-0. Ma, come se la pesante sconfitta non bastasse, Mitroglou butta benzina sul fuoco e manda su tutte le furie Valverde. Sul 2-0 per i padroni di casa, il direttore di gara fischia un calcio di rigore a favore della squadra del Pireo: Valverde vorrebbe che fosse Đorđević a calciare il rigore, ma Mitroglou si impunta, prende il pallone e decide di calciare lui. Rincorsa, calcia col piattone sinistro ma il pallone sbatte sul palo. L’allenatore spagnolo va su tutte le furie, i rapporti tra i due si congelano. Se già prima di questo episodio Mitroglou non era nelle grazie dell’allenatore, adesso la situazione diventa ancor più complessa. Una stagione da dimenticare, quella 2008/2009, durante la quale il centravanti colleziona 16 partite (spalmate in quattro competizioni diverse: campionato, Kypello Elladas, Coppa UEFA e qualificazione Champions League) condite da solo 3 goal.
A giugno 2009 la società biancorossa decide di non rinnovare il contratto a Valverde, in seguito a una disputa di natura economica. L’allenatore georgiano Temuri Ketsbaia prende il suo posto, e la situazione di Mitroglou diventa subito più distesa. Anche Zico, che aveva sostituito Ketsbaia sulla panchina, credeva nelle qualità del centravanti facendolo sentire parte integrante del progetto. Nel frattempo Kostas migliora anche il suo greco, parlandolo quasi perfettamente, ma non è in grado di leggere o scrivere la lingua: non legge mai quotidiani sportivi greci, ma solo quelli tedeschi.
L’avventura di Ketsbaia al Pireo è davvero breve: a settembre 2009, nonostante la squadra stesse andando bene in campionato e non avesse subito nemmeno un goal con il georgiano in panchina, il malumore dei tifosi forza la mano alla società, che lo esonera e lo rimpiazza con Zico. La rosa, che fu falcidiata dagli infortuni, sotto la guida del coach brasiliano riuscì a passare il girone di Champions League e ad approdare agli ottavi, ma a metà gennaio dopo una serie deludente di partite perse anche Zico fu esonerato; a prendere le redini della squadra fu chiamato Bandović. A febbraio i kokkini escono dagli ottavi di Champions, eliminati dal Bordeaux, e conclusero il campionato stanziandosi al secondo posto, alle spalle del Panathinaikos campione.
Il secondo episodio di cui vi accennavamo prima concerne la sua esultanza dopo i goal: era solito incrociare le mani sul petto a forma di pistola. Per questo gli venne affibbiato il soprannome di “pistolero”. Tuttavia, all’allora patron dell’Olympiacos Sokratis Kokkalis, l’esultanza era sembrata un po’ esagerata, ed aveva parlato in privato col calciatore, chiedendogli di cambiare il modo di festeggiare. Il 22 novembre 2009 va in scena al Karaiskakis il derby tra Olympiacos e Panathinaikos, vinto per 2-0 dagli erithrolefki grazie alla doppietta di Mitroglou che, inevitabilmente, festeggia facendo l’esultanza del pistolero. Kokkalis, che a fine stagione si dimetterà dal ruolo di presidente, carica ricoperta per ben vent’anni, in seguito alla reiterata esultanza del centravanti decise di non intervenire. Nonostante la stagione non portò alcun trofeo, Mitroglou era tornato ad essere titolare inamovibile, giocando 26 partite in campionato, tutti i playoff e quasi tutte le partite di Champions, partite di qualificazione comprese.
La stagione 2010/2011 è fondamentale per i tifosi dell’Olympiacos: la società passa nelle mani della controversa figura di Evangelos Marinakis, il quale richiama Valverde sulla panchina e investe sul mercato. Alla corte dell’allenatore spagnolo arrivano infatti giocatori di un certo calibro, come Riera, Ibagaza, Mirallas, Pantelić e Modesto. Nei primi quattro mesi di campionato Mitroglou colleziona solo 4 presenze, fa fatica a trovare spazio e a gennaio 2011 viene mandato in prestito al Panionios per sei mesi. A Nea Smirne riabbraccia Takis Lemonis, il quale lo schiera subito titolare nell’impegnativa trasferta a Salonicco contro l’Aris. Il Panionios, a secco di vittorie da sei partite, sbanca il Vikelidis per 2-0 grazie alla doppietta di Mitroglou. Poco dopo la sua partita d’esordio, viene di nuovo schierato nell’undici titolare nella partita interna contro il Panathinaikos, il 23 gennaio: Mitroglou segna la rete del vantaggio con un colpo di testa, per festeggiare si toglie la maglia e si abbassa i pantaloncini mentre corre verso il settore occupato dagli ultras dei Panthers, lanciando la maglietta sugli spalti. Abbassandosi i pantaloncini mette anche in bella mostra la sua biancheria intima, facendo infastidire i giocatori del tryfilli, che considerano il gesto provocatorio. Non avendo più a disposizione la maglia per giocare, che è finita tra gli spalti occupati dagli ultras del Panionios, il magazziniere è costretto a fare uno sprint negli spogliatoi per portargliene una nuova. La stagione termina con 16 presenze (delle quali 11 con il Panionios) e 9 goal (di cui 8 con il Panionios). Numeri impressionanti, ma al Pireo la sua assenza non si fa sentire: l’Olympiacos vince il campionato con tredici lunghezze dal Panathinaikos.
La stagione 2011/2012 è molto simile a quella precedente: Valverde rimane in panchina, mentre Marinakis rinforza di nuovo la rosa acquistando Makoun, Orbaiz, Marcano, Djebbour e Abdoun. Per Mitroglou c’è ancora meno spazio della stagione prima, per questo viene mandato in prestito per un anno all’Atromitos. Con Donis in panchina, la squadra di Peristeri fa una stagione straordinaria, concludendo il campionato al terzo posto e aggiudicandosi per la prima volta l’accesso alle qualificazioni di Europa League. L’Atromitos riesce anche ad arrivare in finale di Kypello Elladas, persa proprio contro l’Olympiacos. Mitroglou viene votato come miglior giocatore dell’anno della Super League, segnando 16 reti, dietro soltanto a Mirallas, capocannoniere con 20 goal.
Le due stagioni successive sono il trampolino di lancio per la carriera di Mitroglou: torna all’Olympiacos, che intanto ha sostituito Valverde con Leonardo Jardim, sgomita con Djebbour per il posto da titolare. Nella stagione 2012/2013 raccoglie ben 42 presenze, in campionato realizza 11 goal ma è protagonista assoluto nei gironi di Champions League; l’Olympiacos si piazza terzo e abbandona la competizione con 9 punti, ma Mitroglou segna come un vero goleador: realizza il goal vittoria del 2-1 sul Montpellier, il goal del momentaneo 1-1 all’Emirates Stadium e il 3-1 nella vittoria casalinga contro il Montpellier.
Ma il vero punto di rottura nella sua carriera è rappresentato dalla stagione 2013/2014. Realizza la prima tripletta della sua carriera il 1 settembre contro il Levadiakos, nella vittoria esterna ottenuta per 5-0. Segna la sua seconda tripletta due settimane dopo, nel 4-0 rifilato allo Skoda Xanthi, diventando il primo giocatore nella storia dell’Olympiacos – così come della Super League in generale – a segnare due triplette consecutive, avendo anche segnato in una partita internazionale tra queste due partite. Stufo di segnare triplette solo in campionato, Mitroglou alza il tiro e si ripete anche in Champions League: l’Olympiacos vince 3-0 in Belgio contro l’Anderlecht grazie alla tripletta di Kostas. Il centravanti, in stato di grazia, quattro giorni dopo segna di nuovo una tripletta, questa volta in campionato, nella vittoria per 6-0 contro il Veria. Tra campionato e Champions League, in appena quattro mesi, aveva realizzato 17 goal e un assist: numeri da capogiro. Le prestazioni del calciatore non potevano passare inosservate, e nel mercato invernale il Fulham acquista il cartellino di Mitroglou per la cifra record di 12 milioni di sterline, l’acquisto più costoso nella storia del club inglese. Il 31 gennaio 2014 firma un contratto di quattro anni e mezzo.
Kostas sbarca a Londra per la sua nuova avventura, ma seconda metà di stagione con la nuova squadra non andò come sperato: Mitroglou ebbe problemi muscolari e riuscì a giocare soltanto tre partite. Il Fulham a fine stagione retrocesse.
Nell’agosto 2014 il Fulham decide di mandarlo in prestito per un anno all’Olympiacos, con il quale vince sia campionato che coppa, segnando sedici goal in ventiquattro partite. In Champions League segna il goal del 3-1 all’Atletico Madrid, realizza l’assist per il goal di Kasami nella vittoria interna contro la Juventus per 1-0 e un goal nella partita vinta contro il Malmo per 4-2.
Il 6 agosto 2015 viene girato in prestito al Benfica per un anno. In Portogallo disputa un’ottima stagione: forma la coppia d’attacco con Jonas, segnando 29 goal in due. Il 20 febbraio 2016, segnando il primo goal nella vittoria per 3-1 contro il Paços de Ferreira, va a segno in 7 partite di fila; l’entusiasmo dei tifosi delle Águias per aver ritrovato un centravanti così prolifico è tanto: così tanto che, a fine partita, un tifoso del Benfica fa invasione di campo, arriva davanti a Mitroglou, si inginocchia e tenta di lustrargli gli scarpini con la sua sciarpa. Con gli encarnados vince il campionato, e nell’estate 2016 la società decide di riscattarlo dal Fulham, pagando 7.000.000 di euro, facendogli firmare un contratto quadriennale.
Dopo il riscatto, nell’estate 2016 si appresta a disputare la seconda stagione con o glorioso: termina la stagione con sedici goal, quattro in meno rispetto alla sua prima stagione, ma mantiene un ottima media di rendimento. Trascina la squadra alla vittoria del nuovo campionato e della Taça de Portugal, la coppa nazionale. In quest’ultima competizione è particolarmente determinante, riuscendo a mettere a segno la sua prima tripletta nei quarti di finale contro il Leixões (partita vinta per 6-2) e una doppietta nella semifinale d’andata contro l’Estoril.
Dopo due ottime stagioni in Portogallo, attira l’interesse dell’Olympique Marsiglia, che lo rileva dal Benfica per 15 milioni di euro. La stagione 2017/2018, tuttavia, è indubbiamente influenzata dai 3 infortuni: il primo, un infortunio muscolare subito a fine luglio, lo mette K.O. per 2 mesi impedendogli di svolgere un’adeguata preparazione precampionato; il secondo e il terzo, invece, sono legati a dei problemi al tendine d’achille che lo tengono fuori per circa un mese e mezzo nella seconda parte della stagione. Ciononostante, riesce comunque a collezionare 19 presenze in campionato e 3 in coppa, realizzando rispettivamente 9 e 3 reti.
La stagione successiva dovrebbe essere quella del riscatto, ma a gennaio viene prestato fino a fine stagione al Galatasaray. A fine stagione altro prestito, questa volta in Olanda, al PSV. Entrambe le sue ultime esperienze hanno in comune una quantità irrisoria di presenze e di goal.
La sensazione è che, infortuni a parte, nell’ultima parte della sua carriera sia entrato in un circolo di prestiti senza né capo né coda. Tutto inizia in corrispondenza della sua seconda stagione al Marsiglia, quando viene allenato (per pochi mesi) dal nuovo allenatore, Villas Boas, che decide di metterlo alla berlina e di escluderlo definitivamente dal progetto mandandolo in prestito. I motivi della sua esclusione sono misteriosi, soprattutto se si dà una rapida occhiata al reparto offensivo del Marsiglia, a prescindere da posizioni in classifica o raggiungimenti europei. Il tecnico portoghese ha preferito riporre completa fiducia in Dario Benedetto, centravanti argentino ex Boca Juniors, sebbene questa scelta non abbia risolto la carenza di goal della squadra: la sensazione degli addetti ai lavori è che il Benedetto visto alla Bombonera non sia lo stesso del Velodrome. Nonostante Mitroglou sia più lento, abbia più nonchalance e sia meno tecnico dell’argentino, in area di rigore è una macchina da goal implacabile. Anche le statistiche volgono a favore di Mitroglou: il rapporto tra goal segnati e minuti giocati vede l’attaccante greco nettamente superiore rispetto all’argentino (Mitroglou 1 goal ogni 120 minuti, Benedetto 1 goal ogni 229 minuti). Mentre si può criticare il calciatore, non si può fare lo stesso con la sua professionalità, la dedizione al club e la sua persona, che è maturata moltissimo in questi anni; nonostante sia stato tagliato fuori dalla rosa e mandato in prestito per un anno e mezzo, non si è mai lamentato né attraverso i social network né attraverso interviste. Mai una parola fuori posto, anche se ha avuto più volte l’opportunità di seminare discordia, chiedendo magari un trasferimento o un confronto con l’allenatore. Ha aspettato pazientemente un’opportunità che non è mai arrivata.
Mitroglou è fuori condizione, non gioca dallo scorso marzo, ma l’Aris aveva iniziato a sondare il terreno già da qualche giorno. L’arrivo di Milik, che dovrebbe rimpiazzare il greco, ha facilitato le trattative. Il presidente dell’Aris Karipidis ha pubblicato un paio di giorni fa sul suo profilo Instagram una storia, che ritrae Mitroglou con la divisa da gioco dell’Aris, con tanto di scritta in inglese “done deal”. Ieri pomeriggio è sbarcato a Salonicco, questa mattina ha svolto le visite mediche: l’Aris ha concluso un grande trasferimento, aveva bisogno di un attaccante di peso e lo ha trovato in Mitroglou, che dovrà ritrovare la giusta forma fisica per poter continuare a dire la sua. In fondo, in Grecia ha sempre giocato bene, e potrebbe essere l’occasione per lui di rientrare nel giro della nazionale.
[Traduzione e adattamento dell’articolo di Kostas Bratsos per Contra.gr, che potete trovare qui.]
Grecia. Il paese che ritiene di avere il diritto di appartenere tra le Top 20 d’Europa a livello calcistico e quotidianamente ci dimostra che è in dubbio la sua presenza tra le Top 54 dei 55 membri totali della UEFA. Un ultimo esempio? Il sorteggio della sua seconda più importante competizione, la Coppa di Grecia, dello scorso 5 gennaio.
Partiamo dal fatto che l’ente organizzatore del torneo, ossia il massimo ente calcistico greco (la Federcalcio, ndr), nella mattinata del giorno del sorteggio non conosceva nemmeno quali squadre avrebbero fatto parte alla competizione: nell’epoca del coronavirus forse questo non può essere così fuori di testa. Anche la confusione causata dal via libera della Commissione governativa di virologi sulla partecipazione delle squadre di Super League 2, ma in diverse date da quelle previste dalla Federcalcio è anche questa una… accettabile pennellata greca. Almeno, quando è cominciato il sorteggio, sapevamo quali squadre avrebbero partecipato. Perché pochi minuti prima, no.
Questa è stata anche la ragione per cui il sorteggio è cominciato in ritardo, ma quando abbiamo superato questo ostacolo, è giunta l’ora di insegnare un po’ di cultura organizzativa greca ai paesi che, in maniera anche arrogante, definiamo inferiori a noi, calcisticamente parlando.
Con noi la signora Nicole
La telecamera per il live streaming negli uffici della EPO (Federcalcio greca, ndr) a Parko Goudì (ad Atene, ndr) si accende e l’inquadratura mostra due persone della Federcalcio, i quali aspettano e non si rendono conto che la trasmissione è cominciata. Si tratta del presidente della sottocommissione per la Coppa, Damianos Gavriilidis, e della segretaria della sottocommissione, Maria Giannopoulou. Ad un certo punto, la signora Giannopoulou ha visto un segno dalla persona che era dietro la telecamera per l’inizio della diretta. Tocca l’avambraccio del signor Gavriilidis per informarlo e, dopo qualche secondo, comincia il sorteggio. Quello che chiamiamo il bello della diretta, no?
In uno scenario che ricordava molto la lotteria della Sagra della Nocciola (senza offesa), le due persone incaricate del sorteggio avevano tutta la buona volontà, ma non i mezzi. Il signor Gavriilidis ha spiegato come poteva il motivo per cui partecipavano solamente le squadre di Super League 1 in Coppa e, quando era già cominciato il sorteggio, ha fatto una brusca pausa perché si è ricordato di presentare il resto delle persone presenti nella stanza. Tra di loro c’erano il direttore del settore agonistico della Federcalcio Giorgos Stasinopoulos il «rappresentante delle relazioni pubbliche lo definirei, dell’ufficio stampa?» Michalis Zolotas e «la signora Nicole», quindi di oscura provenienza, ma probabilmente la persona che gestiva la telecamera della produzione.
Le palline erano uscite da una busta sigillata ed erano state controllate («le contiamo, così non abbiamo problemi»), erano state sorteggiate le due squadre che sarebbero passate alla fase successiva con un bye (Panathinaikos e Lamia) e dopo aver spiegato brevemente il regolamento, è stato effettuato il resto del sorteggio. Il signor Gavriilidis pescava le palline dall’urna, le apriva, le… passava alla signora Giannopoulou alla sua sinistra e lei si fermava a scrivere le squadre estratte, per poi sistemare le palline aperte e i foglietti. Le coppie sono state PAOK-Larissa, Volos-OFI, PAS Giannina-Atromitos, Aris-Asteras Tripolis, AEK-Apollon Smyrnis e Panetolikos-Olympiakos che si sfideranno in partite di andata (tra oggi e domani) e ritorno (2-3-4 febbraio).
Un sorteggio di 18 minuti in cui la Federcalcio non è servita
E qui facciamo un flashback per vedere un altro sorteggio di coppa che è stato trasmesso in diretta. Si tratta del 3° turno di FA Cup, che è stato effettuato a dicembre. La procedura è avvenuta negli studi della rete televisiva detentrice del pacchetto principale dei diritti di trasmissione, BT Sport, presentata da un giornalista della rete, Darrell Currie, che descriveva brevemente le caratteristiche di ogni squadra estratta. La persona che pescava le squadre era l’ex giocatore di Premier League e attuale commentatore Robbie Savage.
L’ex centrocampista gallese non ha dovuto contare le palline prima di cominciare il sorteggio, perché era stato già fatto da chi di dovere. Né lui, né il conduttore scrivevano su un foglio A4 le squadre sorteggiate, perché queste apparivano sulla grafica. Ah sì, c’erano anche le grafiche che ci facevano vedere gli accoppiamenti.
Non ci vuole uno show, ma solo contare prima le palline
Può sembrare un mondo diverso, ma non lo è. Il sorteggio greco, che non aveva squadre come il Boreham Wood o il Chorley come in quello inglese, ma (anche se… di straforo) le 14 migliori squadre del paese, non poteva essere organizzato come in Inghilterra, negli studi del canale televisivo che ha i diritti, in questo caso di Cosmote TV, per evitare questa figura da dilettanti che abbiamo visto?
Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, questo non fosse possibile, la migliore produzione che poteva preparare la Federcalcio è stata quella che abbiamo visto? Non che non ci siano soldi in Federazione per qualcosa del genere – con gli ingenti stipendi e sussidi che vengono distribuiti – ma con un’organizzazione semplice le cose sarebbero potute indubbiamente migliorare.
I giornalisti che lavorano in Federazione potrebbero presentare il sorteggio e le persone della sottocommissione di Coppa (i quali ovviamente non possono essere incolpati di scarsa professionalità nella presentazione, perché non è tra le loro mansioni) limitati ad un ruolo di rappresentanza. La loro buona volontà non basta per non trasmettere al pubblico un’immagine comica, forte prova dell’inesistenza in cui sguazza da anni il calcio greco. Forse, invece di mostrare il sorteggio in live streaming, la Federcalcio poteva… nasconderlo sotto un tappeto? In ogni caso, non appena arriverà il momento delle partite, tutti saranno insoddisfatti dell’arbitraggio e di conseguenza verrà tolto il mantello di credibilità che impone la diretta del sorteggio.
L’apparire non è più importante dell’essere, anche se la lotta per l’essere è stata persa già da parecchio, dal momento che l’ente organizzatore viene a sapere chi parteciperà al torneo solo pochi minuti prima del sorteggio. La lotta per l’apparire è un po’ più semplice, ma il calcio greco che viene sconfitto da Omonia e Zorya in campo, evidentemente verrà sconfitto anche dalla disorganizzazione e il dilettantismo fuori dal campo.
Al minuto 6:37 le due ragazze si rendono conto dell’errore, che viene risolto al minuto 7:30.
Dall’altra parte, probabilmente dovremo essere felici di questa immagine, visto che abbiamo avuto anche il sorteggio di Football League, in cui mancava una pallina.
Forse il riconteggio non è stata affatto una brutta idea…
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